Il regime cinese usa le politiche climatiche contro l’Occidente

di Red. ETI/Eva Fu&Frank Fang
17 Giugno 2025 19:41 Aggiornato: 17 Giugno 2025 19:41

Un nuovo rapporto avverte che un’organizzazione con sede a San Francisco, con significativi legami con il Partito Comunista Cinese, sta promuovendo politiche climatiche che avvantaggiano il regime cinese mentre minano l’indipendenza energetica statunitense.

Il rapporto, pubblicato da State Armor, un’organizzazione che si occupa di minacce alla sicurezza legate alla Cina, analizza Energy Foundation China (Efc), un’organizzazione no-profit registrata negli Usa e guidata da Zou Ji, ex funzionario cinese che ha lavorato alla strategia sul cambiamento climatico. «Nell’ultimo decennio, la fondazione ha utilizzato ingenti risorse finanziarie per finanziare ricerca, advocacy e sviluppo di politiche volte ad accelerare la transizione verso fonti energetiche ‘verdi’ negli Usa», si legge nel rapporto. «Questa transizione ha reso l’America dipendente dalla Cina».

Gli Stati Uniti dipendono attualmente dalla Cina per batterie al litio, pannelli solari, stazioni di ricarica per veicoli elettrici e minerali rari. Recentemente, alcuni parlamentari hanno espresso preoccupazioni su possibili componenti sospetti negli inverter degli impianti fotovoltaici cinesi, che potrebbero «consentire accessi remoti, estrazione non autorizzata di dati e persino interruzioni operative». E «la strategia del Partito Comunista Cinese di rendere gli Usa dipendenti dalla Cina per le risorse energetiche rappresenta una minaccia industriale e per la sicurezza nazionale».

Uno dei due uffici di Efc si trova a Pechino, nello stesso edificio del Citic Group, una finanziaria del regime cinese. Zou Ji, presidente e amministratore delegato di Efc, secondo il sito dell’organizzazione è stato vicedirettore generale del Centro Nazionale per la Strategia sul Cambiamento Climatico e la Cooperazione Internazionale, che è parte della Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme, il principale organo di pianificazione economica del regime cinese. Zou ha anche partecipato come membro della delegazione cinese ai negoziati sul clima di Parigi del 2015 ed è stato docente presso l’Università del regime Tsinghua. Tra i suoi colleghi figura un ex delegato politico cinese, generale maggiore in pensione.

Liu Xin, direttrice del programma ambientale di Efc, ha lavorato per 15 anni presso l’ufficio di protezione ambientale municipale di Pechino, secondo il sito di Efc. Uno dei membri del consiglio di Efc, Zhang Hongjun, avvocato con sede a Washington, ha lavorato come direttore legislativo per il Congresso Nazionale del Popolo, il massimo organo amministrativo cinese, occupandosi per anni di questioni legali e politiche per il governo cinese. È stato l’unico avvocato invitato dal presidente Bill Clinton a un tavolo rotondo sull’ambiente durante la sua visita in Cina nel 1998.

Efc ha stretto partenariati con enti governativi, come il dipartimento ambientale della provincia di Jiangsu, nella Cina orientale, e il Consiglio Cinese per la Cooperazione Internazionale su Ambiente e Sviluppo, un organismo consultivo di alto livello del regime cinese.

Il rapporto sostiene che il Pcc stia «cooptando il movimento climatico progressista americano» per promuovere tecnologie verdi, concentrandosi attualmente sulla rete elettrica e sul mercato dei fertilizzanti. Sinochem Group, conglomerato statale cinese noto per la produzione di sostanze chimiche e fertilizzanti (e azionista di maggioranza della Pirelli), è stato indicato dal Pentagono nel 2020 come una delle «aziende militari comuniste cinesi» operanti direttamente o indirettamente negli Usa.
«L’espansione rapida delle iniziative per l’energia verde negli Usa ha indebolito il dominio energetico americano, creato vantaggi economici e geopolitici significativi per la Cina e aperto ampi canali per campagne di influenza del Pcc nell’industria americana». Efc spende milioni ogni anno per organizzazioni che promuovono alternative energetiche verdi. Nel 2023, ha erogato 350 mila dollari al Rocky Mountain Institute e 200 mila dollari al Natural Resources Defense Council (Nrdc), entrambi gruppi di advocacy ambientale.
Nel 2018, il Nrdc è finito sotto i riflettori, quando due deputati hanno inviato una lettera alla sede di New York del gruppo, chiedendo documenti sui suoi rapporti con la Cina e sul rispetto della legge sugli agenti stranieri. L’organizzazione ha dichiarato a Epoch Times Usa: «Il Nrdc è un gruppo indipendente, no-profit, di interesse pubblico che lavora per proteggere l’ambiente e la salute pubblica. Le nostre posizioni istituzionali, negli Stati Uniti, in Cina, India o altrove, sono definite dalla nostra leadership senior e dal consiglio di amministratori indipendenti, senza influenze esterne. Noi non agiamo per conto di alcun governo». Il Rocky Mountain Institute, con sede in Colorado, ha sostenuto il divieto di alleanze per il gas e pubblicato uno studio nel 2022 che collegava l’uso di stufe a gas all’asma. Ha un ufficio a Pechino e ha prodotto rapporti che inneggiano agli «ambiziosi obiettivi di energia pulita» della Cina e il suo primato negli investimenti in tecnologie climatiche.

Il rapporto di State Armor definisce Efc un «canale di coordinamento per le politiche climatiche» tra Cina e Stati Uniti. Ha notato che Efc ha sostenuto un evento con il governatore della California Gavin Newsom durante il suo viaggio in Cina nel 2023, ospitando poi un forum per promuovere la «cooperazione a basse emissioni» tra i due Paesi.
Michael Lucci, fondatore e amministratore delegato di State Armor, ha scritto l’11 giugno a cinque leader di commissioni congressuali, chiedendo di usare il rapporto come «guida» per indagare su Efc. «Il Parlamento deve agire» ha scritto Lucci, «Efc non è un osservatore passivo: è un attore attivo in una competizione geopolitica in cui sono in gioco la sicurezza energetica e la leadership dell’America».

Josh Hodges, commissario della Commissione di Revisione Economica e di Sicurezza Usa-Cina, ha definito il rapporto un esempio del classico comportamento del regime cinese: «È noto al governo statunitense che il Pcc utilizzi attivamente aziende private e di facciata per perseguire i suoi obiettivi, che si tratti di energia, dominio dei materiali o campagne di informazione», una strategia molto efficace «nell’usare legami commerciali apparentemente legittimi per consolidare la propria influenza». Jason Isaac, fondatore e presidente dell’American Energy Institute, conferma osservando come il rapporto dimostri che la dittatura cinese sfrutta le organizzazioni no-profit americane: «Vediamo una documentazione crescente degli sforzi coordinati del Pcc per infiltrarsi in istituzioni politiche, di ricerca ed educative, finanziando campagne di marketing non basata su realtà, fatti o numeri» ma solo manipolando e strumentalizzando «l’attivismo climatico» per minare «la sicurezza energetica statunitense».

Nel 2024, il gas naturale è rimasto la principale fonte energetica degli Usa, contribuendo al 38%, ma la produzione di energia cosiddetta “rinnovabile” ha segnato record. Secondo l’Energy Information Administration, la produzione solare è aumentata del 25% e quella eolica dell’8% rispetto all’anno precedente. E il Pcc è contro l’uso del gas naturale in Occidente: vuole che i Paesi occidentali restino fissati sull’energia verde, che è altamente costosa e inefficiente, vuole dominare il mercato “green”, dicono gli esperti, per poter essere l’unico soggetto al mondo in grado di fornire le infrastrutture necessarie. E più il regime comunista cinese consolida il proprio dominio, meno le aziende (e quindi le nazioni) occidentali potranno prosperare, evidentemente.

 

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