Il paradosso dell’eccesso di cibo

di Dr. Jason Fung
7 Marzo 2025 19:19 Aggiornato: 7 Marzo 2025 19:19

Il corpo umano possiede un sofisticato sistema di autoregolazione del peso, simile a un termostato che mantiene stabile la temperatura di un ambiente. Quando si perde peso, l’organismo reagisce aumentando la fame e rallentando il metabolismo per recuperare le riserve energetiche. Al contrario, se il peso aumenta, il corpo tenta di riportarlo ai livelli abituali riducendo l’appetito e accelerando il consumo energetico. Questo complesso meccanismo biologico dimostra come la perdita di peso non dipenda soltanto dalla riduzione delle calorie, ma sia influenzata da processi interni che regolano il grasso corporeo in maniera automatica.

Se fosse sufficiente ridurre l’introito calorico per perdere peso in modo stabile, allora dovrebbe essere vero anche il contrario: sovralimentando i soggetti di un esperimento si dovrebbe assistere a un aumento costante del loro peso. Questo era il presupposto dell’endocrinologo Ethan Sims alla fine degli anni ’60 nei suoi celebri esperimenti di sovralimentazione.

Per dimostrare questa teoria, ha coinvolto un gruppo di studenti universitari in un test che apparentemente sembrava semplice: mangiare più del solito. Tuttavia, si è rivelato sorprendentemente difficile costringere le persone a ingerire cibo in eccesso e a guadagnare peso. Chiunque abbia provato a nutrire un bambino che rifiuta il cibo sa quanto possa essere complesso forzare l’alimentazione. Analogamente, dopo un’abbuffata, l’idea di continuare a mangiare risulta sgradevole e persino nauseante.

Di fronte a queste difficoltà, il dottor Sims ha spostato l’esperimento su un altro gruppo di soggetti: i detenuti della prigione di Stato del Vermont, dove l’attività fisica poteva essere rigidamente controllata per evitare che i partecipanti smaltissero le calorie in eccesso. Inizialmente, sono stati alimentati con 4 mila calorie al giorno, ma, nonostante un iniziale aumento di peso, questo si è stabilizzato rapidamente.

Spinto dalla curiosità scientifica e senza particolari scrupoli etici, il dottor Sims ha imposto ad alcuni soggetti un consumo fino a 10 mila calorie giornaliere. Sebbene un partecipante abbia guadagnato soltanto 4,5 kg, la maggior parte è aumentata di circa il 20% del proprio peso corporeo. Ma cosa è accaduto alla loro spesa energetica totale? Aumentò del 50%, segno che il corpo cercava attivamente di bruciare l’eccesso calorico.

Un paragone utile per comprendere questo meccanismo è quello di un camino: se si è abituati a bruciare un solo pezzo di legno al giorno e improvvisamente se ne hanno a disposizione cinque, si tenderà naturalmente a usarne di più per evitare accumuli inutili. Allo stesso modo, il corpo aumenta la propria spesa energetica totale per gestire l’eccesso calorico, portando a una sensazione di maggiore energia e benessere.

Al termine dell’esperimento, i ricercatori sono rimasti sorpresi dalla rapidità con cui il peso corporeo dei partecipanti è tornato ai livelli iniziali. Una volta liberi di scegliere, la maggior parte delle persone ha spontaneamente ridotto l’assunzione di cibo, riportando il proprio peso a valori normali. Questo suggerisce che il semplice aumento dell’apporto calorico non porta necessariamente a un incremento di peso duraturo. Il grasso corporeo si comporta come un termostato: se il peso corporeo supera temporaneamente il valore stabilito, l’organismo attiva processi per riportarlo alla normalità nel più breve tempo possibile.

Uno studio del 1992 (Metabolic response to experimental overfeeding in lean and overweight healthy volunteers, Am J Clin Nutr, Diaz EO) ha replicato l’esperimento aumentando del 50% l’apporto calorico dei partecipanti per sei settimane, seguite da altre sei settimane di monitoraggio. Inizialmente, il peso è aumentato fino a 6,8 kg, ma successivamente è tornato rapidamente ai valori di partenza.

Attraverso tecniche avanzate di misurazione della spesa energetica, i ricercatori hanno scoperto che il metabolismo aumentava del 10% per bruciare il surplus calorico. Al termine della fase di sovralimentazione, la spesa energetica è tornata ai livelli precedenti, confermando l’esistenza di un meccanismo fisiologico che tende a riportare il peso corporeo al proprio livello di riferimento, il cosiddetto peso corporeo impostato o set point del peso.  Questo risultato ha dimostrato che concentrarsi esclusivamente sul bilancio calorico è una strategia inefficace, poiché l’organismo oppone resistenza ai cambiamenti nella massa grassa, regolata in gran parte dagli ormoni.

5 MILA CALORIE AL GIORNO

Recentemente, Sam Feltham ha condotto un esperimento su se stesso, consumando quasi 5.800 calorie al giorno per 21 giorni seguendo una dieta a basso contenuto di carboidrati e alto contenuto di grassi, con una ripartizione di macronutrienti del 10% di carboidrati, 53% di grassi e 37% di proteine. Secondo le formule standard, avrebbe dovuto guadagnare circa 7,3 kg di grasso. Tuttavia, il suo peso è aumentato solo di 1,3 kg e, sorprendentemente, la sua circonferenza vita diminuì di 3 cm, suggerendo un incremento della massa magra.

Successivamente, Feltham ha ripetuto l’esperimento seguendo una dieta ricca di carboidrati raffinati e zuccheri, consumando la stessa quantità di calorie giornaliere ma così ripartite: 64% carboidrati, 22% grassi e 14% proteine, simile alle raccomandazioni dietetiche ufficiali. In questo caso, la sua composizione corporea ha cambiato radicalmente: è aumentato di 7,1 kg e la circonferenza della vita è cresciuto di 9,25 cm, segnalando un evidente accumulo di grasso.

A parità di apporto calorico, una dieta a basso contenuto di carboidrati e basata su alimenti naturali ha portato a una riduzione del grasso corporeo, evidenziata da una diminuzione della circonferenza vita. Al contrario, una dieta ricca di carboidrati, simile a quella promossa dall’American Heart Association, ha determinato un aumento di peso di circa 7 kg.

SET POINT DEL PESO

L’unico modo per perdere peso in modo efficace e duraturo è abbassare il proprio set point del peso, anziché concentrarsi esclusivamente sul conteggio delle calorie. Questo meccanismo agisce per riportare il corpo al suo equilibrio iniziale, cercando di aumentare il grasso in caso di perdita di peso e ridurlo in caso di accumulo eccessivo.

Un paragone efficace è quello con un termostato impostato a 30°C. Per raffreddare l’ambiente si accende l’aria condizionata, ma il termostato attiva il riscaldamento, creando un conflitto continuo tra caldo e freddo. Lo stesso avviene con la perdita di peso: ridurre le calorie induce l’organismo a compensare con un aumento della fame e una riduzione del metabolismo.

Piuttosto che combattere costantemente contro il proprio corpo, sarebbe molto più efficace abbassare direttamente il “termostato” del peso corporeo. Comprendere il ruolo degli ormoni in questo processo permette di intervenire in modo mirato, facilitando la perdita di peso e rendendola sostenibile nel tempo.

Il dottor Jason Fung è un medico nefrologo, ricercatore e autore best-seller, noto per i suoi studi sul digiuno intermittente e sulla gestione di obesità, diabete e malattie metaboliche. Attualmente esercita a Toronto, Canada. Attraverso i suoi libri, come “The Obesity Code” e “The Diabetes Code”, ha sfidato le teorie tradizionali sulle malattie metaboliche, promuovendo approcci alimentari innovativi. È co-fondatore di The Fasting Method, un programma che aiuta le persone ad adottare il digiuno intermittente per migliorare la salute.

Le informazioni e le opinioni contenute in questo articolo non costituiscono parere medico. Si consiglia di confrontarsi sul tema col proprio medico curante e/o con specialisti qualificati.

 

Ripubblicato da TheFastingMethod.com

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