Il dramma della “gioventù perduta” del comunismo cinese

di Antonio Graceffo per ET USA
19 Agosto 2025 15:46 Aggiornato: 19 Agosto 2025 15:46

L’aumento della disoccupazione giovanile in Cina e il ritiro in tendenze come lo “stare sdraiati”, la “gente ratto” e i “nipoti a tempo pieno” rivelano un distacco sempre più marcato tra gli appelli del leader cinese Xi Jinping al ringiovanimento nazionale e una generazione che appare sempre meno disposta o in grado di lavorare. Quando si parla di «giovani perduti» o di «generazione perduta» in Cina, di solito ci si riferisce al declino demografico e alla crisi dell’invecchiamento. Questi problemi derivano da decenni di politica del figlio unico, seguiti da un brusco incremento del costo della vita. Mentre il mercato del lavoro si fa sempre più competitivo e i prezzi delle abitazioni continuano a salire, molti giovani rimandano il matrimonio e prolungano gli studi prima di entrare nel mondo professionale.
Sebbene queste tendenze demografiche continuino a peggiorare, si sta delineando una «generazione perduta» ancor più preoccupante: quella dei giovani che si sono completamente distaccati dalla società e dal mercato del lavoro, o che vorrebbero lavorare ma non riescono a trovare impiego in un’economia cinese in crisi. Questo fenomeno dei «giovani perduti» comprende la folla dei lavori finti, il movimento dello «stare sdraiati», la «gente ratto» e i «nipoti a tempo pieno». Insieme, rappresentano una porzione significativa della popolazione e incarnano una forma di disoccupazione nascosta, il che significa che il tasso reale di inoccupazione tra i giovani di età compresa tra i 16 e i 24 anni è probabilmente molto più alto del 14-16,5 per cento spesso citato dai mezzi di informazione principali. La pressione per trovare un impiego in un mercato in difficoltà ha dato origine a una tendenza in cui giovani adulti disoccupati pagano per «fingere» di avere un lavoro d’ufficio.

Invece di ammettere di non riuscire a trovare occupazione, alcuni preferiscono versare 30-50 yuan (4-7 dollari) al giorno in spazi condivisi come la Società Lavoro Finto, che in cambio dà scrivanie, computer, connessione internet e a volte persino pasti. I partecipanti sfruttano quel tempo per cercare lavoro, dedicarsi a progetti personali o semplicemente godere della struttura e dell’interazione sociale tipiche di un ambiente d’ufficio. Per alcuni giovani cinesi, pagare per fingere di lavorare serve a preservare la dignità, alleggerire la pressione familiare o soddisfare i requisiti di stage universitari. Questa tendenza sottolinea la frustrazione per le opportunità limitate e per lo scollamento tra istruzione e mercato del lavoro. Mentre molti tra la folla dei lavori finti nutrono ancora speranze di impiego, altri si sono ritirati del tutto, aderendo al movimento «Bai Lan» («lasciar marcire»).

Il Bai Lan, nato dal precedente trend dello “stare sdraiati” (Tangping) del 2021, rifiuta la cultura del lavoro estenuante, i costi della vita alle stelle e la mancanza di mobilità ascendente che rendono l’avanzamento di carriera un miraggio, soprattutto per i giovani di reddito medio e basso. Si tratta sia di un meccanismo di coping sia di una forma di resistenza silenziosa, che privilegia un impegno minimo per soddisfare i bisogni essenziali rispetto a impieghi ad alto stress ma remunerativi.

Una diramazione ancor più estrema della controcultura dello «stare sdraiati» è quella della “gente ratto”, che respinge la competizione sociale incessante, la pressione accademica e gli stili di vita iper-efficienti imposti dal sistema educativo e dal mercato del lavoro. La tendenza ha preso piede mentre si prevede un numero record di laureati – 12,2 milioni nel 2025 – che entreranno in un mercato del lavoro saturo, con molti giovani convinti che l’avanzamento professionale sia sempre più irraggiungibile.

Popolare tra millennial e appartenenti alla generazione Z disoccupati o sottoccupati, il movimento abbraccia uno stile di vita notturno, a basso consumo energetico e recluso, ispirato alle abitudini appunto dei ratti, come evitare la luce intensa, rimanere in casa e vivere ai margini in silenzio; gli adepti passano le giornate a letto, navigando online, ordinando cibo da asporto e condividendo su piattaforme come Xiaohongshu, Douyin e RedNote orari quotidiani umoristici o autoironici. A differenza dello “stare sdraiati”, che implica ancora la ricerca di interessi personali, la “gente ratto” rifiuta deliberatamente l’autodisciplina e le aspettative sociali, presentandosi come l’opposto degli influencer glamour e ad alto rendimento, con video di se stessi a letto alle 16 invece che immagini di routine di allenamento alle 4 del mattino. Il movimento è alimentato in parte dalla generazione più giovane, i cui genitori hanno beneficiato del boom economico precedente della Cina e possono fornire sostegno finanziario, permettendo periodi prolungati di inoccupazione. Sebbene alcuni post esagerino questo stile di vita per attirare attenzione, gli esperti ritengono che la tendenza rifletta una profonda disillusione.

Un altro esempio di giovani che abbandonano impieghi e carriere tradizionali è l’ascesa dei “figli a tempo pieno”, adulti giovani retribuiti dalle famiglie per rimanere a casa, occuparsi delle faccende domestiche e prendersi cura dei parenti. Molti hanno lasciato lavori o studi stressanti per sfuggire alla competizione intensa, mentre altri sono tornati a casa dopo aver fallito nella ricerca di impiego. Una tendenza simile è quella dei “nipoti a tempo pieno”, in cui giovani adulti disoccupati rientrano in famiglia per assistere i nonni. Questo ruolo offre compagnia, sostegno emotivo e aiuto quotidiano, e viene spesso considerato più filiale rispetto all’arrangiamento dei figli a tempo pieno. Molti in questa posizione sono sostenuti finanziariamente dalle pensioni dei nonni, permettendo loro di concentrarsi interamente sulla cura.

Il Partito comunista cinese vede il crescente disimpegno giovanile come una minaccia alla crescita economica, ponendolo in contrasto con gli appelli di Xi  Jinping affinché i giovani contribuiscano al «ringiovanimento nazionale». Xi sta attualmente rispolverando la retorica bellica, esortando i cittadini ad adottare lo Spirito della Lunga Marcia e del bacino di Chosin in preparazione a un possibile conflitto con gli Stati Uniti, in particolare su Taiwan. Ma l’elevata disoccupazione giovanile, unita a queste tendenze sociali negative, evidenzia un distacco crescente tra gli obiettivi di mobilitazione militare del Pcc e l’ambizione economica del Segretario generale del Partito di superare gli Stati Uniti entro il prossimo decennio. Il Pcc non si assumerà la colpa della “generazione perduta”, ma il suo controllo sempre più stretto sull’economia e sulla società ha generato moltitudini di giovani disillusi che non possono o non vogliono partecipare al mercato del lavoro. E questo potrebbe diventare la palla al piede della Cina comunista, facendo sfumare le sue aspirazioni di dominio mondiale.


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