In diversi Paesi europei i partiti conservatori vengono sistematicamente esclusi dalle coalizioni di governo pur ottenendo percentuali significative di consensi elettorali, per effetto delle altre forze politiche, che li considerano estremisti. I sostenitori di questa sorta di quarantena parlamentare, nota come “cordone sanitario”, dicono di agire in difesa alla democrazia. Ma il fatto che le coalizioni di partiti diversi rappresentino una componente strutturale della vita politica, è innegabile . Ma questo “cordone sanitario”, inizialmente concepito per arginare formazioni ritenute marginali (concetto comunque discutibile, sul piano strettamente democratico), viene ora applicato anche a partiti che raggiungono livelli di consenso paragonabili a quelli dei partiti di maggioranza.
Tra questi figurano l’Alternativa per la Germania, il Rassemblement National in Francia, il Partito della Libertà in Austria, Vox in Spagna e il Partito per la Libertà nei Paesi Bassi. Nel nostro Paese, Fratelli d’Italia è riuscito a uscire dalla quarantena – e dal ghetto – grazie alla volontà popolare (e in parte al “suicidio politico” della Lega, quando ha votato la fiducia al Governo Draghi).
Tali formazioni contestano l’etichetta di “estrema destra”, spesso attribuita loro da giornalisti, accademici e avversari politici, che continuano a ritenere inaccettabili le posizioni dei conservatori, formando coalizioni con l’obiettivo esplicito di escluderli dal governo. Coalizioni, però, che spesso sono deboli, proprio perché eccessivamente eterogenee: partiti in disaccordo su tutto o quasi, che si coalizzano unicamente ai fini di bloccare il partito conservatore che temono vada al potere, invece che unirsi sulla base di un programma comune nell’interesse della nazione.
IL CASO TEDESCO
In Germania, l’Alternativa per la Germania – partito contrario all’immigrazione di massa – è arrivato secondo alle ultime elezioni parlamentari con quasi il 21% dei voti, ma è stato privato della presidenza e vicepresidenza di commissione che gli sarebbero spettate. Attualmente è impegnato in una battaglia in tribunale per evitare che l’Ufficio per la tutela della Costituzione lo classifichi come movimento di “estrema destra”, un etichetta che in Germania in pratica significa “nazista”.
Il programma del partito comprende la difesa del matrimonio tradizionale e della famiglia, la tutela dell’indipendenza nazionale rispetto all’Unione europea, la salvaguardia dell’identità culturale tedesca contro l’integrazione europea e l’islamizzazione, oltre a un serio controllo delle frontiere e all’espulsione dei clandestini. Tuttavia la popolarità del partito non sembra risentirne.
Dall’altra parte, Friedrich Merz sta facendo le acrobazie per tenere insieme una coalizione di governo troppo eterogenea, appunto.
PAESI BASSI, AUSTRIA E FRANCIA
Dinamiche simili emergono in altri Paesi. Nei Paesi Bassi, a inizio giugno, è caduto il governo dopo che Geert Wilders, ha annunciato il ritiro del Partito per la Libertà dalla coalizione. Wilders aveva proposto un piano per rafforzare il controllo dell’immigrazione, che prevedeva l’impiego dell’esercito per proteggere i confini, il respingimento di tutti gli immigrati irregolari, il rimpatrio dei rifugiati siriani e la chiusura dei centri d’asilo. Di fronte al mancato sostegno dei partner, ha deciso di uscire dall’esecutivo.
In Austria, dopo il successo elettorale del Partito della Libertà – che a settembre ha ottenuto il 29% dei voti – i socialdemocratici hanno formato una coalizione per impedirne l’accesso al potere.
In Francia, nel 2023, il presidente Emmanuel Macron ha indetto a sorpresa elezioni anticipate dopo i deludenti risultati del suo partito centrista Renaissance alle europee, in cui il Rassemblement National ha registrato un forte avanzamento. In vista delle presidenziali del 2027, il Rassemblement National ha raggiunto il 35% dei consensi.
IL CASO SPAGNOLO
Anche in Spagna il fenomeno si è manifestato con forza. Dopo la sconfitta del Partito Socialista nelle elezioni locali del 2023, il premier Pedro Sánchez ha indetto elezioni anticipate a livello nazionale. È riuscito a mantenere il potere solo dopo lunghi negoziati con forze regionali e un controverso accordo con i separatisti catalani. Vox, partito nazionalista fondato nel 2013, è attualmente la terza forza parlamentare del Paese.
LA LOGICA DELL’ESCLUSIONE
Secondo Richard Schenk, ricercatore presso Mcc Brussels, la sistematica esclusione dell’Alternativa per la Germania, ad esempio, potrebbe avere effetti controproducenti: «Il partito potrà sempre sostenere di essere stato escluso dalle decisioni che hanno prodotto l’attuale caos». Come dire: “Noi volevamo partecipare, fare proposte, assumerci responsabilità, ma voi ci avete tagliato fuori”. E «questo nel lungo periodo – dice l’analista – rafforza il partito [escluso, ndr] più di qualsiasi presidenza».
Anche nel Parlamento europeo, partiti come quello di Marine Le Pen, Viktor Orbán e l’Alternativa per la Germania sono stati esclusi dai principali incarichi. La Le Pen è stata addirittura dichiarata ineleggibile e, anche lei, ora deve giocarsi la partita in tribunale.
Politologi e studiosi spiegano come questo cordone sanitario si fondi su quelle che sarebbero le giuste tutele insite nei sistemi democratici. Ma, in realtà, l’esclusione sistematica di determinate forze politiche può facilmente condurre a una crisi di legittimità dell’intero sistema. Tra l’altro l’esclusione sistematica di partiti votati da ampie fasce dell’elettorato può contribuire a rafforzarne l’immagine di “forze antisistema” ingiustamente perseguitate, accrescendo il loro consenso. In Germania, ad esempio, Alternativa per la Germania continua a crescere nei sondaggi nonostante (o forse grazie a) la sua esclusione dalle principali commissioni parlamentari.