Hubei, finisce l’isolamento ma cominciano le discriminazioni contro i residenti

di Reuters
14 Aprile 2020 20:39 Aggiornato: 27 Gennaio 2025 15:48

Dopo due mesi d’isolamento nello Hubei, la provincia cinese più colpita dall’epidemia, Ye Jing si stava dirigendo in macchina verso una fabbrica nella provincia meridionale di Fujian per incontrare un amico. Ma al confine è stata fermata dalla polizia.

Inizialmente solo un controllo di routine, ma non appena la guardia si è accorta che la macchina era targata Hubei, «il suo atteggiamento e le sue azioni sono completamente cambiate». La guardia ha immediatamente chiesto alla donna, direttrice di una fabbrica di calzature, da dove provenisse.

«Si è messo immediatamente i guanti e ha iniziato a tenersi a distanza. Non voleva lasciarmi passare». A nulla è valso il fatto che Ye abbia assicurato al guardiano di essere risultata negativa al virus del Pcc (Partito Comunista Cinese), comunemente noto come nuovo coronavirus: «Non mi fido dei risultati del tuo test», ha risposto lui.

Ye ha raccontato di aver sentito in quel momento «una grande tristezza nel cuore».

La signora Ye è solo una delle tante persone della provincia dello Hubei che raccontano di aver affrontato la paura e il rifiuto degli altri, dopo che l’8 aprile le autorità di Wuhan hanno revocato il lockdown, durato due mesi. Dalla riapertura, è stato permesso di lasciare la città a chi ha un codice sanitario (un codice Qr collegato alle informazioni sanitarie di una persona) verde. Tutti i posto di blocco nelle zone dell’Hubei sono stati rimossi alla fine dello scorso mese, ma numerosi abitanti che escono dalla provincia in cerca di lavoro stanno affrontando pesanti discriminazioni.

Ad esempio, una venticinquenne di nome Li ha dichiarato a Epoch Times che quando i suoi connazionali scoprono che proviene dallo Hubei, trovano delle scuse, o le dicono semplicemente che non è adatta al lavoro. Dopo aver perso un’opportunità di lavoro a causa dell’epidemia, la ragazza ha ormai inviato il suo curriculum a quasi cinquanta aziende, ma senza alcuna risposta positiva.

Inoltre, i notiziari e i messaggi sui social rivelano numerosi casi di maltrattamenti nei confronti di chi proviene dallo Hubei: dai proprietari di immobili che si rifiutano di affittare loro un appartamento, alle misure di quarantena molto rigorose.

Li Guoqiang, un avvocato dello Hubei che offre consulenze gratuite a chi subisce questo tipo di discriminazioni, ha affermato di comprendere le preoccupazioni dei datori di lavoro, visto il potenziale impatto che il virus potrebbe avere sulla propria azienda: «Se ci fosse un solo caso positivo tra il personale, l’intera azienda dovrebbe fermarsi».

Portatori sani

Con l’aumento del numero di cittadini che lasciano lo Hubei, numerose persone si preoccupano del rischio causato dai «portatori silenziosi», cioè da chi non mostra sintomi, e il governo cinese ha iniziato a segnalare questi casi solo la settimana scorsa.

Il venticinquenne Ye Xiaotian, che recentemente è tornato nella città meridionale di Xiamen, dalla sua città natale nello Hubei, ha spiegato che il 1° aprile ha aspettato trenta minuti per un colloquio di lavoro presso una società di marketing su internet, la Xiamen Piaoxue Internet Technology Inc., che alla fine lo ha liquidato dichiarando che non accettavano candidati dallo Hubei: «Hanno detto che la gente dello Hubei proviene da un luogo in cui l’epidemia è piuttosto grave».

La città di Xiamen richiede un test diagnostico per chi arriva dallo Hubei, ma pur avendo eseguito il test in una struttura statale, che lo ha autorizzato a svolgere le attività quotidiane, il ragazzo non è riuscito a placare i timori di chi ritiene che i test non siano affidabili. Un uomo di cognome Wang, che si è qualificato come un manager dell’azienda, ha specificato a Reuters che il ragazzo inizialmente non aveva detto di essere dello Hubei: «Glielo avremmo detto subito di non venire qui adesso. Se fosse arrivato dopo quattordici giorni, sarebbe andato tutto bene».

 

Articolo in inglese: Sadness in My Heart: Residents of China’s Hubei, Freed From Lockdown, Face Suspicion

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