Hezbollah non ha intenzione di disarmarsi

di Redazione eti/Epoch
4 Luglio 2025 12:52 Aggiornato: 4 Luglio 2025 14:27

Secondo quanto riportato questa mattina dalle emittenti televisive libanesi, Hezbollah dovrebbe consegnare in giornata al presidente del Parlamento, Nabih Berri, la propria risposta definitiva, corredata di osservazioni, in merito al documento presentato dall’inviato statunitense Thomas Barak.

Nel corso della visita effettuata il mese scorso a Beirut, Barak ha sottoposto ai vertici istituzionali libanesi un documento di sei pagine contenente proposte finalizzate a superare gli ostacoli principali alla ricostruzione politica ed economica del Paese. Tra i temi trattati figurano il disarmo di Hezbollah, il miglioramento dei rapporti con la Siria, le riforme economiche e finanziarie, nonché l’istituzione di un meccanismo per il rilascio dei prigionieri sotto supervisione delle Nazioni Unite. Il piano comprende inoltre un calendario per il disarmo entro la fine dell’anno, in cambio della cessazione delle operazioni militari israeliane e di un sostegno internazionale alla ricostruzione del Libano.

Hezbollah dovrebbe consegnare in giornata la propria risposta definitiva dopo aver già fatto pervenire nei giorni scorsi una serie di osservazioni preliminari. Il Comitato Presidenziale Congiunto, incaricato di elaborare la posizione ufficiale libanese, si riunirà subito dopo per valutare il contenuto della replica. Il ritorno di Barak in Libano è previsto per la prossima settimana, con l’obiettivo di ottenere la posizione ufficiale del governo libanese in merito alle proposte avanzate.
Il quotidiano Al-Akhbar, vicino agli ambienti di Hezbollah, ha definito il documento statunitense come una proposta priva di margini di manovra per il Libano, giudicando eccessive le richieste americane. Fonti interne al movimento sciita avrebbero confermato l’assenza, al momento, di una posizione ufficiale, escludendo in ogni caso la possibilità di cedere le armi, in ragione del quadro regionale e delle implicazioni interne che tale scelta comporterebbe.
Fonti degli ambienti politici israeliani, descrivono alla nostra consociata Epoch Israele la strategia libanese come un tentativo di guadagnare tempo per evitare nuove tensioni interne, in un contesto dove le pressioni internazionali – e in particolare statunitensi e israeliane – sembrano destinate a aumentare.

Al centro della contesa vi è anche la richiesta, avanzata attraverso Washington, di un ritiro di Hezbollah dalla zona compresa tra i fiumi Litani e Hawli. In cambio, Israele si impegnerebbe a un parziale disimpegno dal Libano meridionale. Secondo le stesse fonti, tuttavia, l’equilibrio proposto penalizzerebbe Beirut, poiché l’obiettivo strategico israeliano sarebbe quello di neutralizzare quella che viene ritenuta la retrovia militare di Hezbollah, oggi sotto attacco.
Il documento prevede inoltre la consegna delle armi pesanti da parte di Hezbollah e il suo ritiro da diverse aree, tra cui la Grande Beirut, Dahabia e le province del Monte Libano, nell’ambito di un piano di sicurezza che prevede il dispiegamento dell’esercito libanese in tali zone. In cambio, Hezbollah potrebbe mantenere solo armamenti leggeri nelle aree sciite del Libano meridionale e della valle della Bekaa.

 


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