Hans Christian Andersen e I vestiti nuovi dell’imperatore

di Redazione ETI/Kate Vidimos
4 Luglio 2025 17:57 Aggiornato: 4 Luglio 2025 17:57

Nella fiaba I vestiti nuovi dell’imperatore, Hans Christian Andersen racconta argutamente quanto sia importante la verità e come invece le bugie, alimentate dall’orgoglio, privino le persone di dignità, di virtù e dell’amore.

L’imperatore vive felicemente: trascorre il tempo indossando begli abiti e accrescendo il proprio orgoglio, infatti i suoi sudditi dicono sempre «l’imperatore è nel suo guardaroba». Trascura le responsabilità e non si prende cura del proprio popolo.

Un giorno, due truffatori arrivano in città, affermano di essere tessitori molto abili e sostengono anche di poter tessere un tessuto speciale che «ha la prodigiosa capacità di diventare invisibile a chiunque non sia degno del proprio incarico o sia particolarmente stupido».

L’imperatore viene a sapere di questi due “tessitori” e decide di farsi confezionare una serie di nuovi abiti con questo tessuto miracoloso. Con questi vestiti potrà scoprire chi nel suo regno è davvero meritevole delle cariche che ricopre. Quindi invita i truffatori nel proprio palazzo e lascia che lavorino alla loro magica produzione, pagandoli profumatamente.

TESSERE BUGIE

I lestofanti montano due telai e ordinano i migliori fili e tessuti di seta. Ma si appropriano di questi preziosi prodotti e iniziano invece a tessere facendo finta di lavorare, poiché i telai naturalmente sono vuoti.

Col passare dei giorni, l’imperatore desidera sapere come procede la lavorazione del suo abito, ma teme il potere del tessuto, che non si mostra a chi ne è “indegno”. Per placare i suoi timori, l’imperatore manda un suo vecchio ministro che è «un uomo assennato e nessuno fa il proprio dovere meglio di lui».

Quando il ministro va a controllare i lavori non vede nulla, viene quindi assalito dai timori: non riuscendo a vedere le stoffe crede di non esserne degno ma, piuttosto che perdere l’incarico, si dice meravigliato dei colori e dei motivi elaborati del tessuto che non c’è, e riferisce queste meraviglie all’imperatore.

Costui manda un altro funzionario a vedere i bellissimi vestiti e anche lui non vede nulla, ma non volendo nemmeno lui rinunciare al proprio titolo mente all’imperatore, dicendo che gli abiti sono magnifici.

Infine, l’imperatore stesso si reca con alcuni suoi funzionari a visionare i lavori e ovviamente non vede nulla. Eppure, tutti i cortigiani intorno lodano la bellezza delle stoffe e la precisione della tessitura, gli suggeriscono persino di indossare i nuovi abiti durante una parata.

Temendo per il proprio prestigio e per la reputazione, l’imperatore si associa a queste manifestazioni, decide di “indossare” gli abiti invisibili e, con le rassicurazioni dell’intera corte, sfila per tutta la città senza abiti addosso.

Da questa fiaba, i bambini – e non solo loro – possono imparare come le bugie, accompagnate dall’orgoglio e dalla paura, producano un disordine mentale che sfocia nella stupidità. La menzogna, rifiutando la verità, spoglia il cuore umano della dignità e della virtù, lasciandolo nudo in una falsa realtà. In questo modo l’imperatore, rifiutando la verità e incapace di distinguerla dalla falsità, si riveste di menzogne che lo mostrano nudo.

Fëdor Dostoevskij lo esprime perfettamente ne’ I fratelli Karamazov quando scrive: «Soprattutto non mentire a te stesso. L’uomo che mente a se stesso e ascolta la propria menzogna arriva al punto di non riuscire a distinguere la verità dentro di sé, o intorno a sé, e così perde ogni rispetto per se stesso e per gli altri. E non avendo rispetto, cessa di amare».

La verità riveste il cuore e la mente di bellezza, amore e virtù, così che una persona possa vedere il mondo in modo giusto e distinguere chiaramente i “fili” falsi da quelli veri.

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