Per tutto il 2021 e il 2022, molte persone mi contattavano per parlarmi dei certificati vaccinali falsi che circolavano ovunque, specialmente nelle grandi città. Viaggi, accesso a ristoranti e biblioteche, persino il mantenimento del posto di lavoro erano subordinati alla vaccinazione contro il Covid-19. In molti nutrivano dubbi sull’efficacia e la sicurezza del vaccino, ma nessuno sapeva con certezza quanti di quei certificati fossero falsi. Duplicarli era piuttosto semplice, poiché i registri non erano elettronici. Ma il rischio era elevato. Il governo perseguiva con durezza chi ci provava: anche se solo una piccola parte veniva scoperta, per un professionista rispettabile essere colto in flagrante poteva essere devastante.
Per molti medici, gli obblighi vaccinali rappresentavano un autentico dilemma morale. Tutti avevano prestato il giuramento di Ippocrate, che impegna a non nuocere. La sicurezza di quei vaccini non era garantita. Tra loro c’era il chirurgo estetico Kirk Moore, dello Utah, che, rispondendo alle ansie di molti, offriva iniezioni di soluzione salina e certificati per chi rifiutava il vaccino. L’avvocato Jeff Childers ha detto di lui: «Kirk Moore è un medico dello Utah dalla voce pacata, con una determinazione incrollabile e un senso morale grande come Giove. Nel 2021, mentre gli ospedali separavano le famiglie e i bambini venivano vaccinati sulle gradinate delle scuole, lui offriva ai genitori disperati un’alternativa: un’iniezione di soluzione salina e un certificato vaccinale, invece di un ago pieno di mRna sperimentale. Millecinquecento persone hanno accettato. Il ministero della Giustizia dell’amministrazione Biden lo ha definito un ‘mercato di documenti medici falsificati’. Per altri, lui è ciò che realmente è: un eroe».
Il ministero della Giustizia americano, venuto a conoscenza della vicenda, ha perseguitato Moore. Lo ha arrestato, tenuto in carcere per 12 giorni e poi processato. Al terzo giorno del processo a Salt Lake City, una folla si è radunata davanti al tribunale per difenderlo, proclamandolo un eroe. Rischiava 35 anni di reclusione per aver protetto le persone da quella che considerava una coercizione governativa. A un certo punto, la notizia degli eventi è arrivata a Pam Bondi, ora al ministero della Giustizia. Il nuovo ministro della Giustizia ha ordinato l’archiviazione del procedimento, liberando il medico e dando ragione a chi aveva usufruito dei suoi servizi. In un messaggio su X, ha scritto: «Kirk Moore ha offerto ai suoi pazienti una scelta, quando il governo federale gliela negava. Non meritava anni di carcere. Oggi tutto questo finisce». Le implicazioni qui sono enormi, così come il precedente che stabilisce. È un’ammissione ufficiale che i certificati vaccinali e gli obblighi erano sbagliati, e chi li ha sfidati aveva ragione.
È difficile, oggi, rivivere mentalmente quei giorni. Erano tempi spaventosi. Molti che conoscevo pensavano di falsificare i certificati con semplici software di editing disponibili su qualsiasi computer. Non era chiaro se e quanto il governo stesse reprimendo queste pratiche, né quali fossero le conseguenze per chi veniva scoperto. I media non erano certo clementi: trattavano i trasgressori come ladri o riciclatori di denaro. Era un periodo pericoloso. Anche chi, come me, aveva visibilità pubblica esitava a scrivere sull’argomento, persino per difendere i certificati falsi, temendo di attirare l’attenzione sulla loro diffusione e intensificare la repressione. Si preferiva tacere, limitandosi a poche frasi sussurrate o conversazioni su chat criptate.
Sono stati creati innumerevoli certificati, ma trovare un medico disposto a somministrare un’iniezione di soluzione salina e redigere un certificato convincente, seppure falso, era particolarmente difficile. Non sappiamo quanti altri lo abbiano fatto, forse migliaia. Conosciamo il caso di Kirk Moore solo perché, come medico di spicco, ha attirato l’attenzione degli attivisti. Nel frattempo, almeno 21 altre persone sono state perseguite per aver distribuito certificati falsi. Sono state tormentate, diffamate e rovinate economicamente. Alcune hanno scontato pene detentive. È improbabile che ottengano mai giustizia.
È tempo di aprire un serio dibattito nazionale su questa vicenda. Nessuno avrebbe mai immaginato che gli Stati Uniti si sarebbe trovati in una situazione simile. I padri fondatori non avevano concepito un governo che obbligasse i medici a iniettare sostanze sperimentali come condizione per lavorare o viaggiare, né a perseguitare chi si opponeva. A peggiorare le cose, i principali mezzi di informazione sono stati spietati. Non guardo la televisione, ma nell’estate del 2021 ho trascorso del tempo con mia madre, e a casa sua la tv era accesa. Ero sbalordito dalla pressione incessante a vaccinarsi, un tema che emergeva ogni quarto d’ora in qualche programma. Non era una richiesta legata a una fazione: tutti i canali e tutte le voci sembravano concordare nel ritenere i non vaccinati responsabili di prolungare la pandemia. La pressione era insostenibile. In cinque grandi città, i non vaccinati erano esclusi dagli spazi pubblici. Lo status di chiese e altri luoghi di culto era incerto, ma la maggior parte delle religioni si è allineata, di fatto scomunicando chi non rispettava gli ordini governativi di vaccinarsi. Per molti, era una questione di mantenere il lavoro. Una volta ho parlato con un noto sostenitore delle libertà individuali che sosteneva non si trattasse di coercizione, perché i dipendenti potevano sempre dimettersi. Il problema era che non sempre c’erano lavori alternativi nella stessa professione. Per infermieri, professori o professionisti della finanza, l’intero settore imponeva obblighi, lasciando poca scelta.
Io provo empatia per le aziende che si sono piegate, anch’esse schiacciate dalle pressioni di autorità e media. Un singolo caso di infezione tra i dipendenti rischiava di essere gonfiato dai media, con conseguenze su profitti e valore in borsa. Inoltre, i reparti di risorse umane spingevano per l’adeguamento, benché la Corte suprema avesse chiarito che gli obblighi vaccinali non riguardavano i settori non sanitari.
La lezione è che questi obblighi generano gravi conflitti morali in tutta la società. I medici, in particolare, hanno il dovere primario di prendersi cura dei pazienti. Alcuni speravano che il vaccino fosse sicuro, altri lo sconsigliavano, come i medici di mia madre. Alcuni sono andati oltre, proteggendo i pazienti dalla disoccupazione e dall’esclusione sociale con certificati falsi e iniezioni di soluzione salina. Questi ultimi sono eroi, perché hanno assunto il peso e il rischio della disobbedienza. Affrontare il carcere e la diffamazione mediatica è parte del prezzo di fare la cosa giusta. È tragico, ed è proprio per questo che questi obblighi non dovrebbero mai far parte delle norme di una società libera e giusta.
Il ministero della Giustizia non avrebbe mai dovuto aprire un simile procedumento, ma è positivo che abbia fatto marcia indietro e lo abbia archiviato. Poteva andare diversamente. È facile immaginare un mondo in cui il governo ignorava gli attivisti e spingeva per condannare Moore a 35 anni di carcere. In fondo, era colpevole delle accuse; il problema era che la legge era ingiusta. Nessuna società dovrebbe mai imporre simili fardelli ai medici o a chiunque altro. Grazie al cielo, Kirk Moore è finalmente libero.
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