A quasi novant’anni, il pluripremiato artista e insegnante d’arte Glenn Vilppu non rinuncia a disegnare: disegna ogni giorno e spesso insegna, a chiunque, dai principianti agli artisti affermati.
È uno dei fondatori della New Masters Academy, ha insegnato a migliaia di studenti e lo fa ancora in giro per il mondo di persona, nei laboratori e negli studi di animazione. Ha tenuto una serie di lezioni online, interattive e di critica presso la Vilppu Academy. Si può studiare anche col suo Manuale di disegno Vilppu.
Al momento dell’intervista, era impegnato con la moglie Eleanor in un tour europeo di insegnamento, in Sardegna, a Parigi e poi a Vienna. È facile capire perché si definisca un “predicatore errante del disegno”.
Il suo metodo è basato sui canoni dell’arte tradizionale ed è stato adottato dall’industria dell’animazione in cui ha lavorato per oltre vent’anni, per Walt Disney Animation Studios, Marvel Studios e Warner Bros.
Il famoso ex animatore Disney Ron Husband, a proposito del manuale di disegno di Vilppu, ha scritto: «Glenn è davvero un ”vecchio maestro” moderno nel disegnare e analizzare le figure umane e di animali. Attraverso testi accurati e illustrazioni dinamiche, ha trasmesso la sua tecnica e mi ha ispirato».

Nel 2022, Vilppu ha ricevuto il prestigioso Premio Annie per gli effetti speciali nell’animazione, un riconoscimento straordinario, ancor più perché non aveva mai pensato di lavorare nell’animazione.
ANIMATORE RILUTTANTE
Nato in America da genitori finlandesi, Vilppu ha trascorso la prima infanzia in Finlandia, e ricorda: «Eravamo nell’Artico, dove la Russia ha attaccato». La famiglia fuggì in America quando aveva tre anni e lui non conosceva l’inglese: «Il disegno per me era un rifugio».
Il padre era un pittore della domenica e ricorda che quando aveva sei anni vedeva sua madre posare per un ritratto, lui sedeva sul pavimento e copiava il ritratto dal quaderno di schizzi del padre. Da allora non ha mai smesso di disegnare; i suoi taccuini di disegni risalgono al 1953.


Racconta che grazie al disegno è riuscito a superare le scuole superiori, vincendo una borsa di studio completa per l’ArtCenter College of Design di Pasadena, in California. Rendendosi conto di non essere pronto a impegnarsi per lo studio, si è arruolato in Marina per qualche anno prima di iscriversi all’ArtCenter.
Ha iniziato a insegnare mentre studiava diventando in seguito docente dell’ArtCenter. Era la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, e ormai l’arte era orientata verso l’astrattismo, ma Vilppu continuava a insegnare secondo il metodo tradizionale. Dopo tredici anni, quando i corsi dell’ArtCenter non valorizzarono più i fondamenti del disegno – i principi fondamentali indispensabili per qualsiasi tecnica di disegno – Vilppu decise di lasciare l’incarico.
Fondò il Vilppu Studio, una scuola d’arte basata sui principi dell’arte tradizionale, occupandosi di tutto, dall’insegnamento delle tecniche di disegno e pittura alle mansioni di pulizia. Dopo cinque anni, si è ritirato.
Molti studenti di Vilppu lavoravano negli studi di animazione, ma a lui non interessava lavorare in quel settore, per vent’anni aveva tenuto mostre d’arte personali e questo era il suo obiettivo; gli insegnanti dell’ArtCenter non consideravano l’animazione come arte. Quando ha iniziato a lavorare alla Disney, aveva quarant’anni e molti suoi amici pittori pensavano che si fosse venduto.
Dice: «Non sapevo nulla dell’animazione, se non che si fa sempre la stessa cosa per farla muovere». Tornando a casa dopo l’assunzione, si fermò in una libreria e comprò un libro sull’arte dell’animazione Disney, per capire di cosa parlassero i suoi colleghi.
Non si preoccupò: aveva capito che il processo di creazione dell’animazione non era diverso da quello usato da Michelangelo per creare i dipinti della Cappella Sistina. Spiega: «Gli aspetti tecnici sono diversi, ma il processo creativo vero e proprio non è diverso. Si lavora costantemente per cercare di comunicare attraverso il disegno idee, movimenti e storie, cosa che già facevo».

Iniziò subito a insegnare alla Disney: «Ho un certo talento per la narrazione». Con molta umiltà, attribuisce il proprio successo nell’animazione all’organizzazione del processo di narrazione visiva in fasi precise e, naturalmente, ai vecchi maestri: «Tutto quello che ho imparato è stato [studiando] la composizione con i vecchi maestri».
AL CENTRO DEL DISEGNO DI VILPPU
Vilppu spiega come concepisce l’insegnamento: «Ho deciso molto presto di concentrarmi sui fondamenti, perché i fondamenti non cambiano: sono i principi fondamentali. Se si segue la moda del momento, in pratica ci si concentra sull’effimero».
I principi dell’arte di Vilppu risalgono agli antichi maestri e agli scritti dell’umanista rinascimentale Leon Battista Alberti (1404-1472), il quale influenzò gli artisti del Rinascimento soprattutto con le interpretazioni di Vitruvio, architetto dell’imperatore Augusto del I secolo a.C. Leonardo da Vinci (1452-1519) illustrò gli insegnamenti di Vitruvio nel disegno dell’Uomo vitruviano.


«L’essenza degli insegnamenti dell’Alberti è che si impara partendo dall’interno: si devono conoscere i muscoli, le ossa … Serve per cogliere l’elemento emotivo del soggetto, cioè l’atteggiamento mentale del soggetto».
Prendiamo il canto di un uccello: l’osservatore deve “sentire” quella melodia nel disegno, o almeno crederci. «Ma questo richiede un cambiamento di mentalità che è contrario al modo in cui la maggior parte delle persone pensa e studia».

Per le sue lezioni Vilppu si ispira ad artisti come Tiziano (1490-1576) e Tintoretto (1518-1594), ma vede sempre gli studenti in difficoltà: osservano i lineamenti, le forme, le tonalità di colore, mentre lui li incoraggia a cercare l’essenza del soggetto, la sua qualità interiore: «È difficile pensare in questi termini piuttosto di cercare di copiare quello che vedono». È un metodo che richiede attitudine per continuare a sviluppare le competenze e le capacità di comunicare l’emozione.



IL LINGUAGGIO DELL’ARTE
Per Vilppu il disegno è un linguaggio, col quale gli artisti comunicano attraverso i segni piuttosto che con le parole. Ma una storia non può essere contenuta in un solo segno, va espressa visivamente con l’interazione di linee che lavorano in armonia e con la disposizione degli oggetti sul piano dell’immagine: «Il mio disegno è in movimento, i disegni scorrono. Sono tutti vivi, non sono statici».

Gli stessi concetti di organizzazione compositiva sono stati utilizzati per secoli. «Tutta l’arte, la musica, la letteratura e la danza si basano sugli opposti ideali: contrasto tra linee dritte e curve, tra veloce e lento, tra grande e piccolo» dice l’artista, che organizza gli elementi opposti per creare una composizione.
«Per tutti Giotto era grande, ma se si guarda un suo dipinto, non è “bello”. Allora, perché Giotto era tanto bravo? Perché tutti lo ammiravano? Era molto preciso nel comunicare, raccontava la sua storia in modo molto diretto». Ogni elemento ha uno scopo, non è puramente ornamentale.
Vilppu mette spesso a confronto capolavori di diversi secoli e culture, ad esempio le stampe giapponesi di Katsushika Hokusai (1760-1849) con i paesaggi rinascimentali di artisti come Tintoretto. La disposizione dei bambù di Hokusai rispecchia gli elementi compositivi delle opere dei suoi colleghi italiani. «C’era lo stesso senso di movimento, la stessa idea».
Quando viaggia e insegna, Vilppu porta gli studenti nei musei per studiare direttamente i dipinti dei vecchi maestri. Fotografa il dipinto col suo tablet e spiega l’idea della composizione e come l’occhio viene guidato attraverso il dipinto che sta loro davanti.
L’atteggiamento pratico e sincero di Vilppu è l’essenza del suo insegnamento. Piuttosto che criticare, spiega: mostra direttamente agli studenti come migliorare il loro lavoro, sedendosi accanto a ognuno e disegnando, o usando il tablet per fare correzioni quando insegna online.
Insegnando da oltre sessant’anni, Vilppu si è reso conto che la tecnologia ora è diventata parte degli strumenti dell’artista. Pensa che il tablet sia solo un altro mezzo di comunicazione, anche se ha delle riserve sul fatto di lavorare da fotografie e creare dipinti digitali: «Quando si lavora da fotografie, c’è un distacco, si è ridotto il soggetto a una superficie bidimensionale, quindi è molto difficile avere un rapporto emotivo [o] un contatto con ciò che si disegna».
Consiglia agli studenti di iniziare a disegnare su carta. Ha notato che gli animatori digitali che hanno studiato pittura tradizionale sono più competenti nel dipingere al computer.

CONTINUARE A IMPARARE

Eleanor, la moglie, ha detto che «gli ci è voluto un anno intero per far sì che una matita Apple facesse quello che voleva lui… Bisogna accettare l’idea che non sono capacità che si acquisiscono immediatamente, nemmeno per lui». Recentemente ha scoperto la carta di pietra, una superficie da disegno priva di attrito e di grana.
Eleanor vede che anno dopo anno i disegni del marito migliorano: «Continua a migliorare sempre di più».