Il “Codice di condotta sulla disinformazione dell’Unione Europea”, integrato all’inizio dell’anno nel Digital Services Act, è diventato vincolante secondo la normativa comunitaria dal 1° luglio 2025.
Il Dsa rappresenta la normativa di ampio respiro dell’Ue volta a regolamentare i servizi digitali. Lo scorso febbraio, l’Ue ha formalmente approvato l’incorporazione del Codice di condotta sulla disinformazione, adottato su base volontaria nel 2022, trasformandolo da una semplice linea guida a un obbligo giuridico. Questo codice è ora applicabile alle aziende designate dall’Ue come “Piattaforme online di grandi dimensioni” (Vlop) e “Motori di ricerca di grandi dimensioni” (Vlose), tra cui figurano colossi come Google, Meta, TikTok e Microsoft.
Dal 1° luglio, queste piattaforme sono tenute a dimostrare la conformità agli obblighi previsti dalla legge per contrastare la disinformazione, rendendo le proprie azioni verificabili. I primi rapporti sulla trasparenza sono attesi all’inizio del 2026. Tra le misure previste vi è la riduzione degli incentivi finanziari per chi diffonde disinformazione, ad esempio impedendo che tali soggetti traggano profitto dalle entrate pubblicitarie. Inoltre, le piattaforme dovranno garantire una copertura del fact-checking in tutti gli Stati membri dell’Ue e nelle rispettive lingue, oltre a utilizzare in modo più sistematico i servizi di verifica dei fatti, come indicato dalla Commissione Europea.
L’organizzazione statunitense di difesa legale basata sulla fede, Adf International, ha espresso preoccupazione in un post pubblicato il 1° luglio su X sostenendo che l’Ue abbia compiuto «un passo significativo verso il rafforzamento della censura online, trasformando il Codice di condotta sulla disinformazione in una componente obbligatoria del Dsa», e che il Dsa «minaccia la libertà di espressione in tutto il mondo e deve essere abrogato».
Le violazioni della normativa possono comportare sanzioni severe, con multe che possono raggiungere il 10% del fatturato annuo globale di un’azienda per la prima infrazione, e fino al 20% in caso di violazioni ripetute. Le piattaforme di maggiori dimensioni sono soggette a regole e obblighi più stringenti rispetto ai servizi più piccoli.
Gli Stati Uniti hanno annunciato l’intenzione di imporre un dazio del 50% sui beni importati dall’Unione Europea, misura che dovrebbe entrare in vigore il 9 luglio 2025. L’amministrazione Trump ha lasciato intendere un possibile scontro con l’Europa sulla regolamentazione delle grandi aziende tecnologiche, accusando le normative europee di limitare la libertà di espressione: «Io nutro preoccupazioni riguardo all’approccio adottato dall’Europa con il Dsa», ha dichiarato Brendan Carr, presidente della Commissione Federale per le Comunicazioni degli Stati Uniti, durante il Mobile World Congress di Barcellona lo scorso marzo.
A febbraio, il vice presidente statunitense JD Vance ha criticato la “moderazione” dei contenuti durante un summit sull’intelligenza artificiale a Parigi, definendola «censura autoritaria». Il presidente Donald Trump, in un post pubblicato il 27 giugno su Truth, ha annunciato l’interruzione dei negoziati per un accordo commerciale con il Canada, motivando la decisione, tra l’altro, con l’introduzione da parte di Ottawa di una tassa sui servizi digitali applicata alle aziende tecnologiche americane, definita «un attacco diretto e palese» agli Stati Uniti. Trump ha poi aggiunto: «Stanno chiaramente copiando l’Unione Europea, che ha fatto la stessa cosa, e con cui siamo attualmente in trattativa».
A febbraio, il vice presidente statunitense JD Vance ha criticato la “moderazione” dei contenuti durante un summit sull’intelligenza artificiale a Parigi, definendola «censura autoritaria». Il presidente Donald Trump, in un post pubblicato il 27 giugno su Truth, ha annunciato l’interruzione dei negoziati per un accordo commerciale con il Canada, motivando la decisione, tra l’altro, con l’introduzione da parte di Ottawa di una tassa sui servizi digitali applicata alle aziende tecnologiche americane, definita «un attacco diretto e palese» agli Stati Uniti. Trump ha poi aggiunto: «Stanno chiaramente copiando l’Unione Europea, che ha fatto la stessa cosa, e con cui siamo attualmente in trattativa».
L’Ue sostiene che le sue normative non siano negoziabili: «La nostra legislazione non è in discussione. Non è aperta a negoziati, e questo vale ovviamente anche per la nostra normativa digitale» ha dichiarato Thomas Regnier, portavoce della Commissione Europea, durante una conferenza stampa a Bruxelles il 30 giugno. Rispondendo a una domanda successiva, Regnier ha precisato: «La nostra legislazione non sarà modificata. Il Digital Markets Act e il Dsa non sono sul tavolo dei negoziati commerciali con gli Stati Uniti». Ha comunque sottolineato che la Commissione, in qualità di organo esecutivo dei 27 Stati membri, punta a raggiungere un accordo commerciale con Washington entro la scadenza del 9 luglio.
Nel maggio 2025, la Commissione Europea ha deferito Repubblica Ceca, Spagna, Cipro, Polonia e Portogallo alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per non aver implementato efficacemente il Dsa. Sebbene la normativa si concentri principalmente sulle grandi piattaforme come Google e Meta, anche gli Stati membri che non rispettano le sue disposizioni possono essere soggetti ad azioni legali da parte della Commissione. In una dichiarazione del 7 maggio, la Commissione ha criticato questi cinque Paesi per non aver designato o dotato di poteri adeguati un “coordinatore nazionale per i servizi digitali”, responsabile della supervisione, dell’applicazione e del monitoraggio della normativa.