Dal 2035 «incomincerà a scendere la curva della spesa pensionistica, ma a rischio diminuzione non saranno tanto i pensionati quanto le pensioni. Una rotta che intendiamo invertire». Lo ha detto il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, in un’intervista a Il Tempo. La proposta della Lega «prende le mosse da questa considerazione: nella scorsa finanziaria è stata inserita la possibilità di andare in pensione a 64 è aperta chi ha cumulato almeno 25 anni di contributi, ma resta riservata a chi si trovi nel sistema contributivo puro. La nostra proposta – ha spiegato Durigon – è di estendere questa opportunità attraverso una novità importante: trasformare, in modo assolutamente volontario, il Trattamento di fine rapporto accumulato presso l’Inps, il noto Tfr, in una rendita ‹integrativa›. Detto in modo chiaro: utilizzare queste risorse per raggiungere la soglia minima di contribuzione ed arrivare alla pensione anticipata, come già avviene con la norma inserita nel 2024 per chi versa nei fondi previdenziali». «Chi non raggiunge la soglia minima per la pensione anticipata, fissata a tre volte l’assegno sociale di 1.616 euro, potrebbe colmare la differenza e maturare il diritto alla pensione», ha sottolineato il sottosegretario, che ha precisato: «Premettiamo che dal 1996 in poi la prevalenza del sistema contributivo è stato all’origine dell’abbassamento delle pensioni. Venendo ai tempi più recenti, la Legge Fornero ha previsto la possibilità di andare in pensione a 64 anni, ma solo per chi ricadesse nel sistema contributivo, ma con il vincolo di raggiungere tre volte la minima come salario mensile. Noi intendiamo estendere con buon senso questa opportunità».
Per chi volesse usufruire di questa soluzione, «prevediamo un incentivo fiscale, ovvero una tassazione agevolata sul Tfr trasformato in rendita così come avviene con i fondi pensione, garantendo un risparmio rispetto al caso in cui le stesse cifre dovessero essere prese in un’unica soluzione dall’Inps», le cui casse «sarebbero notevolmente alleggerite. Ogni anno l’Inps versa 6.8 miliardi di Tfr. Se evitassimo un esborso così importante diluendolo attraverso rendite annuali più contenute, e defiscalizzate, l’Istituto avrebbe più risorse a disposizione in cassa e il pensionato avrebbe un Tfr più importante nelle sue disponibilità», ha aggiunto. «Con questa nuova impostazione non si verserebbero più di liquidazioni da circa 50-70 mila euro in un’unica soluzione, ma si distribuirebbero importi meno elevati anno dopo anno. Si ridurrebbe così il peso sui bilanci garantendo, al contempo, pensioni più dignitose e un Tfr meno tassato», ha osservato Durigon.
C’è chi osserva in modo critico, specie dal mondo sindacale, che con questa proposta un lavoratore dovrebbe utilizzare una sua risorsa come il Tfr per anticipare il pensionamento: «Ribadisco, si tratta di un’adesione su base volontaria, già esistente per chi versa il Tfr nei fondi previdenziali. E rispetto alla quale, come incentivo, abbiamo previsto proprio la defiscalizzazione di cui le parlavo. Poi non verrebbe intaccata la quantità delle risorse, si tratterebbe di avere un’opportunità in più per il loro utilizzo, rispondendo a personali aspettative di vita. I lavoratori – ha concluso – potrebbero risparmiare a livello fiscale, con la possibilità di garantirsi anche coperture assicurative, il cosiddetto ‹long term care›, in una fase della vita in cui può essere molto utile».


 
																				



