La recente visita del primo ministro groenlandese Jens-Frederik Nielsen a Copenaghen, dove ha incontrato il ministro danese, Mette Frederiksen, ha riportato al centro dell’attenzione internazionale il delicato equilibrio geopolitico che coinvolge la Groenlandia. L’incontro, svoltosi il 26 aprile, si è concluso con un impegno congiunto a rafforzare l’alleanza tra i due territori, mentre il presidente americano Trump, continua a manifestare il suo interesse ad acquisire l’isola artica.
La Groenlandia, territorio semi-autonomo danese situato nell’Oceano Artico, rappresenta un punto nevralgico per gli interessi strategici, economici e politici di diverse potenze mondiali. La sua posizione geografica, cruciale per il passaggio a Nord-Ovest – una rotta commerciale sempre più rilevante di fronte alle difficoltà del Canale di Panama – e le sue ricche risorse naturali attirano l’attenzione di Stati Uniti, Cina e Russia. In particolare, Trump ha più volte espresso preoccupazione per la crescente presenza navale cinese e russa nell’Artico, suggerendo che il controllo statunitense sulla Groenlandia sarebbe cruciale per la sicurezza nazionale e internazionale.
Di fronte a queste pressioni, Groenlandia e Danimarca hanno scelto di rispondere con un messaggio di unità e autodeterminazione. «Ci troviamo in una situazione di politica estera che ci impone di rafforzare la nostra unità», ha dichiarato Nielsen, ribadendo che il futuro dell’isola spetta esclusivamente ai suoi abitanti. La posizione è stata ulteriormente chiarita dal rifiuto categorico di considerare la Groenlandia come un bene negoziabile: «Non saremo mai una proprietà che chiunque possa acquistare», ha aggiunto il primo ministro groenlandese.
Frederiksen, dal canto suo, ha annunciato un aumento delle risorse destinate all’isola, nell’ottica di una modernizzazione del rapporto con Copenaghen, che consenta alla Groenlandia di assumere maggiori responsabilità nella gestione dei propri affari interni.
I rapporti tra Groenlandia e Danimarca sembrano quindi migliorare, dopo mesi di tensioni. Nel dicembre 2024, l’ex primo ministro groenlandese Mute Egede aveva infatti accusato Copenaghen di un «genocidio storico» perpetrato contro la popolazione dell’isola. Nel gennaio successivo, Egede aveva promosso l’idea di un’indipendenza della Groenlandia dal Regno di Danimarca. «È giunto il momento di prendere in mano il nostro destino, scegliendo con chi vogliamo stringere stretti rapporti di cooperazione e chi saranno i nostri partner commerciali», aveva dichiarato Egede.
Negli ultimi anni, il movimento per l’indipendenza groenlandese ha guadagnato terreno, anche a seguito della rivelazione di abusi commessi dalle autorità danesi nel XX secolo, tra cui una campagna di sterilizzazioni forzate iniziata negli anni Sessanta. «La Storia e le condizioni attuali dimostrano che la nostra collaborazione con il Regno di Danimarca non ha portato a una piena parità», ha osservato Egede. Al contempo, la necessità di rafforzare la difesa dell’Artico, una regione sempre più contesa, spinge Copenaghen e Nuuk a mantenere un dialogo aperto con Washington.