Al Cairo sono in corso colloqui per un incontro fra le diverse fazioni palestinesi, con l’obiettivo di discutere l’istituzione di un comitato per la gestione della Striscia di Gaza. A dirlo sono fonti ufficiali dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina tramite il quotidiano saudita Asharq Al-Awsat.
Fatto di particolare rilevanza, è che all’incontro non sia prevista la partecipazione di rappresentanti di Fatah, che sembra voler mantenere un canale di dialogo con l’Egitto distinto. Fatah è un movimento politico e paramilitare palestinese (avversario di Hamas) fondato nel 1959 da Yasser Arafat, fondatore anche dell’Olp. Fatah si è affermato come principale forza della lotta armata palestinese contro Israele, svolgendo per anni un ruolo egemone all’interno dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, di cui costituisce la componente dominante. A differenza dei “fratelli” Hamas e Hezbollah, l’Olp e Fatah hanno sempre avuto un’impostazione non religiosa ma laica e nazionalista, e facente riferimento all’Unione Sovietica/Russia e al regime comunista cinese.
Evidente, quindi, il motivo per cui vi sia discordia su chi debba guidare il comitato di governo di Gaza: Fatah sta ponendo come condizione preliminare che lo guidi un ministro del governo dell’Autorità Nazionale Palestinese (che è controllata da Fatah stessa). Questa richiesta riflette la volontà di Fatah di prendere il controllo politico e amministrativo sulla Striscia di Gaza (alla luce della sconfitta di Hamas), attraverso un rappresentante legittimato dalla “sua” Autorità nazionale palestinese, per contrastare l’influenza di Hamas e delle altre fazioni. Una posizione che rappresenta grave causa di seri attriti interni al complesso mondo palestinese, e che rende più difficile un accordo unitario sul futuro di Gaza.
Secondo fonti israeliane, le altre fazioni palestinesi – la Jihad islamica, il Fronte popolare, il Movimento riformista e il fronte Democratico – sarebbero già arrivate al Cairo mentre i rappresentanti di Hamas non sarebbero ancora arrivati. Una fonte vicina a Fatah ha chiarito a Asharq Al-Awsat che qualsiasi discussione dovrebbe svolgersi nel quadro di un discorso nazionale complessivo, come è stato fatto in passato in Egitto e in Cina, un anno e mezzo fa. Ma un incontro limitato a poche fazioni, naturalmente, non esprime un consenso nazionale e non è in grado di porre fine alle divisioni né di formulare una strategia palestinese unitaria.
Nel precedente incontro della fazione al Cairo, tenutosi il 24 ottobre – sempre senza la partecipazione di Fatah – è stato raggiunto un accordo per sostenere la continuazione del cessate il fuoco, trasferire l’amministrazione della Striscia a un comitato temporaneo di palestinesi indipendenti residenti nella Striscia, e per istituire un comitato internazionale che supervisioni la ricostruzione di Gaza. Subito dopo quell’incontro, sono sorte varie controversie rispetto alla designazione del presidente del comitato, dopo che i giornali arabi avevano riportato che le fazioni avevano concordato di nominare Amjad al-Shawa, mentre Fatah spingeva per l’attuale ministro della Sanità palestinese, Majed Abu Ramadan.
La ricostruzione e la rinascita di Gaza, insomma, sembrano ancora molto lontane dall’iniziare.




