Come la musica ha ispirato un grande pittore

di Redazione ETI/Lorraine Ferrier
12 Agosto 2025 17:24 Aggiornato: 12 Agosto 2025 17:24

Il 1° luglio 1850, l’artista americano William Sidney Mount (1807-1868) scrisse nel suo diario: «Devo dipingere quadri che parlino subito allo spettatore, scene più popolari, che vengano capite all’istante».

I popolari dipinti di genere di Mount ritraggono la solidarietà della gente di campagna che lavora sodo: i gioviali proprietari terrieri di Long Island, gli agricoltori e i braccianti occupati nei raccolti, nella preparazione del fieno e del sidro, o che suonano, ballano e fanno baldoria nei bar, nei fienili e nei campi.

Secondo il critico d’arte americano Alfred Frankenstein: «Mount è stato uno di quelli che ha registrato in modo più convincente quello che accadeva ogni giorno nei villaggi rurali americani prima della Guerra Civile». Come ex clarinettista della Civic Orchestra di Chicago, Frankenstein probabilmente si è deliziato dei dipinti di genere a tema musicale di Mount, nei quali l’artista ha in qualche modo reso in pittura i suoni della vita rurale di Long Island.

LA MUSA

Il talentuoso Mount conosceva profondamente il potere della musica: è cresciuto nella casa di famiglia a Long Island, piena di dolci melodie, lo zio Micah Hawkins era poeta, drammaturgo, componeva per il teatro musicale e suonava il flauto, il pianoforte e il violino. Il fratello di Mount, Robert, era maestro di danza. Mount suonava numerosi strumenti, tra cui violino, fiddle, ottavino, flauto dolce, flauto di legno e piffero. Possedeva oltre cinquecento manoscritti musicali, che senza dubbio ispirarono le sue partiture originali.

Mount credeva di dipingere meglio se suonava spesso il violino. Il 16 febbraio 1863 scrisse nel suo diario: «Credo di dover avere un violino nel mio studio per esercitarmi. Per stimolarmi maggiormente alla pittura. Il violino era lo strumento preferito di Wilkie. Tutti i grandi pittori erano appassionati di musica». Mount si riferisce a Sir David Wilkie (1785-1841), il celebre pittore di genere scozzese che lavorò per Re Giorgio IV. Alcune tra le opere più amate di Wilkie raffigurano musicisti, come Il suonatore di cornamusa e Il violinista cieco.

Mount aveva ragione: Leonardo da Vinci e il pittore neoclassico francese Jean-Auguste-Dominique Ingres erano anche musicisti provetti e amavano suonare strumenti a corda.

Il virtuoso violino di Ingres ha dato origine all’espressione francese violon d’Ingres, che letteralmente significa avere una “marcia in più”. Il critico musicale francese G. Jean-Aubry lo spiega come «un dono secondario, o piuttosto un gusto per così dire occasionale; un gusto a cui l’artista dà libero sfogo nei momenti liberi lasciatigli dalla sua vocazione».

Ingres disse ai suoi studenti: «Se potessi fare di tutti voi dei musicisti, ne trarreste vantaggio come pittori. Tutto in natura è armonia: un po’ troppo, o troppo poco, disturba la scala e crea una nota falsa. Bisogna insegnare il vero canto con la matita o con il pennello tanto quanto con la voce; la correttezza delle forme è come la correttezza dei suoni».

L’artista e storico dell’arte Giorgio Vasari scrisse di Leonardo che suonava la lira da braccio, uno strumento ad arco delle dimensioni di una viola, per il Duca di Milano: «Leonardo portò con sé quello strumento fatto con le sue mani, in gran parte d’argento, perché l’armonia fosse di maggior volume e di tono più sonoro; con il quale superò tutti i musicisti che si erano riuniti lì per suonare».

Violino con fondo cavo, 1852, inventato da William Sidney Mount. Legno di pino, acero e abete rosso. Smithsonian National Museum of American History, Washington. Pubblico dominio

Come Leonardo, Mount creò uno strumento a corde. Inventò e suonò un violino con fondo cavo e lo brevettò come La culla dell’armonia. Sosteneva che la sua creazione produceva un suono più ampio, adatto ai balli country. Secondo il museo Smithsonian, egli «pensava che una forma concava e una paletta sonora corta [un tassello all’interno dello strumento] avrebbero prodotto un suono più pieno, più ricco e più potente».

Mount espose e dimostrò The Cradle of Harmony (La culla dell’armonia) alla mostra del Crystal Palace di New York del 1853, insieme a tre dipinti: La produzione del sidro, I trapper e Il potere della musica.

IL POTERE DELLA MUSICA

Il potere della musica trasmette visivamente ciò che il poeta americano Henry Wadsworth Longfellow intendeva quando scrisse: «La musica è il linguaggio universale dell’umanità». Un bracciante, posata l’ascia e la brocca e toltosi il cappello, ascolta una suonata improvvisata al violino. Mount avrebbe potuto ritrarlo mentre batte i piedi a tempo, invece lo mostra in ascolto, perso nella musica. I suoi vestiti contrastano con l’abbigliamento degli altri uomini, ma il volto rispecchia la sua sensibilità musicale.

William Sidney Mount The Power of Music 1847. Cleveland Museum of Art. Pubblico Dominio.

Mount ha disposto a triangolo il violinista, l’uomo in piedi e il contadino, il cui braccio proietta un’ombra sulla parete, evidenziando la parte inferiore del triangolo compositivo. La sua posa riflette la figura in piedi all’interno del fienile. I maestri del Rinascimento, come Leonardo, usavano schemi triangolari per creare armonia, soprattutto nei dipinti della Madonna e del Bambino. La composizione richiama anche la tradizione olandese del Secolo d’Oro dei dipinti di genere, che presentano osservatori “nascosti”: una cameriera che sbircia attraverso le porte o scruta il proprio padrone da dietro una tenda.

La tradizione artistica europea che si nota in The Power of Music deriva dalla formazione e dalla pratica artistica continua di Mount che, pur non avendo mai lasciato il Paese, adotta uno stile di pittura europeo con un tocco americano, sin dagli inizi. A 18 anni si iscrive alla National Academy of Design di New York dove apprende le basi della tradizione europea, spesso copiando grandi opere d’arte francesi e inglesi, aggiornandosi sulle tecniche, entrando in contatto con rinomati artisti newyorchesi e creando una considerevole biblioteca di stampe litografiche. Ma non si spostò mai da Stony Brook, a Long Island.

W. S. Mount, Autoritratto con flauto, 1828. Museo di Long Island, Stony Brook, N.Y. Long IslandMuseum/CC BY-SA 4.0

L’autoritratto a ventun anni col flauto di legno è sulla scia della tradizione olandese dei ritratti a tre quarti.

Aveva 23 anni quando vinse il suo primo premio alla mostra della National Academy of Design di New York per un dipinto intitolato Rustic Dance After a Sleigh Ride. Mount ambienta la romantica scena in una locanda, rispecchiando la stanza principale della casa di famiglia di Stony Brook dove visse dai sei anni fino all’adolescenza. Il dipinto è la sua prima dimostrazione figurativa in stile folkloristico ed è in netto contrasto con la gestione sensibile e la vena realistica dei ritratti che hanno reso popolari le sue opere successive e le litografie commissionate.

W. S. Mount, Danza rustica dopo una corsa in slitta, 1830. Museo di Belle Arti di Boston. Pubblico dominio

La ditta parigina Goupil, Vibert & Co. commissionò a Mount diverse litografie, tra cui Il suonatore di banjo, Il suonatore di osso, Destra e sinistra e Appena intonato.

Jean-Baptiste Lafosse , Destra e sinistra, 1852, successivo a Mount. Questa litografia mostra un violinista destrorso; Mount aveva dipinto un violinista mancino. Museo d’arte, storia e carrozze di Long Island, Stony Brook, N.Y. (Long Island Museum/CC BY-SA 4.0)

In Right and Left presenta il ritratto spontaneo di un suonatore di violino mancino, che “esce” giocosamente dalla cornice del quadro. A volte il dipinto appare al contrario, come un violinista destrorso, a causa di un errore di stampa che ha capovolto l’immagine.

W. S. Mount, Il suonatore di banjo, 1856. Museo d’arte, storia e carrozze di Long Island, Stony Brook, N.Y. Pubblico dominio

Mount ha realizzato The Banjo Player in sedici sedute nell’arco di otto giorni. «Spesso chiedo a qualcuno di suonare mentre lo ritraggo, perché questo ravviva il volto del soggetto». La resa vivace e accurata del musicista ha permesso di identificare il costruttore del banjo, le note suonate e la tecnica esecutiva. Il dipinto è così preciso che Jeff Todd Titon, professore emerito di musica alla Brown University, nel saggio Musica, meditazione, sostenibilità: uno studio di caso sul banjo, entra nei dettagli tecnici della musica e cita persino la possibile identità del suonatore di banjo.

FEDELE ALLA NATURA

Lo stile pittorico di Mount prende forza anche dal suo intento di ritrarre fedelmente la natura. Nel suo diario scrive: «Un artista che dipinge un paesaggio all’aperto è animato dalla natura, riesce a fare di più, con lo spirito giusto e nello stesso tempo, di quanto possa fare nel suo studio a memoria o dagli schizzi». Riteneva di essere il primo artista americano a dipingere studi «all’aria aperta con colori a olio».

Mount, Artista che disegna a Stony Brook, New York. Grafite su carta bianca. Dono di James C. McGuire, 1926. Metropolitan Museum of Art, New York City. Pubblico dominio
W. S. Mount, Fattorie di Long Island, 1862-1863. Dono di Louise F. Wickham, in memoria del padre William H. Wickham, 1928. Metropolitan Museum of Art, New York City. Pubblico dominio

In un raro momento di distacco dal suo genere, Mount ha reso l’idilliaca campagna di Setauket e la casa del fratello in Long Island Farmhouses. Dipinse dentro uno studio di legno su ruote da lui stesso progettato, per concentrarsi sulla natura senza dover continuamente scacciare gli insetti. Secondo il Metropolitan Museum of Art «scelse di celebrare la tranquillità del villaggio all’inizio della primavera, in contrasto con il tumulto della Guerra Civile, che imperversava in quel periodo».

La musica ha avuto un ruolo fondamentale nella vita di Mount e la sua arte ne è impregnata: ha reso tangibile l’intangibile attraverso la sua musicalità, trasformando la pittura su tela in paesaggi sonori rurali quasi udibili.