Auriemma (M5s): stabilimenti e lavoratori Stellantis restino in Italia

di Agenzia Nova
5 Settembre 2025 14:52 Aggiornato: 5 Settembre 2025 14:52

L’ipotesi ventilata da Stellantis «di delocalizzare non solo la produzione, ma addirittura i lavoratori italiani, è un affronto intollerabile a chi per anni ha dato tutto in quegli stabilimenti. Siamo di fronte a un piano spregiudicato che tradisce gli impegni presi con i lavoratori e con il nostro Paese». A dichiararlo è Carmela Auriemma, deputata e vice presidente vicaria del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, che interviene duramente sulla vicenda che coinvolge i lavoratori in cassa integrazione, che Stellantis vorrebbe trasferire temporaneamente in Serbia – dove si produce la nuova Panda – per «formare» manodopera locale a basso costo. «Questa non è solidarietà industriale ma un’operazione cinica e calcolata: smantellare il know-how italiano per trasferirlo dove il costo del lavoro è irrisorio, mentre la proprietà continua a distribuire dividendi milionari. È inaccettabile. Elkann è venuto in Parlamento ed ha promesso investimenti e rilancio degli stabilimenti italiani. Dove sono finiti quegli impegni?». «Inoltre – prosegue Auriemma – da Stellantis dipendono migliaia di aziende dell’indotto automotive, che rischiano il collasso totale. È il caso di Trasnova, i cui operai sono oggi in stato di agitazione perché a rischio licenziamento entro fine anno, a cui Stellantis non ha dato alcuna risposta, disertando i tavoli istituzionali in corso. Stellantis non può pensare di smantellare un intero settore industriale lasciando sull’orlo del baratro migliaia di lavoratori e famiglie. Questo comportamento irresponsabile è socialmente ed economicamente devastante. Il Governo – conclude Auriemma – non può restare spettatore. È il momento di pretendere il rispetto degli impegni assunti: il patrimonio industriale e umano del nostro Paese non è merce da svendere. I lavoratori restano in Italia. Gli stabilimenti devono essere rilanciati, non svuotati. Se Stellantis pensa di giocare sulla pelle dei lavoratori italiani, troverà in noi un muro».


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