Il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupéry ha venduto oltre duecento milioni di copie in tutto il mondo, collocandosi tra i libri più venduti di tutti i tempi.
Nonostante la sua popolarità, questo racconto è un po’ un enigma. Scritto per i bambini, alla lettura si rivela un misto tra favola, poesia, memorie, episodi tra il sogno e il surreale e dialogo platonico: una miscela improbabile che riesce a essere profondamente commovente e incantevole. Il suo significato è oscuro e il finale è aperto a molteplici interpretazioni. Si legge come una favola o una parabola, eppure sfugge a qualsiasi definizione data solitamente di “favola”.
L’opera è un classico moderno amato in tutto il mondo, perché la sua storia semplice arriva al cuore di importanti verità sull’infanzia e sull’età adulta, sull’amore e sulle relazioni, sulla meraviglia, sulla fedeltà, sulla nostalgia e sulla perdita.
L’AUTORE

Gran parte di questa storia misteriosa riflette la vita dell’autore, Antoine de Saint-Exupéry, poeta e aviatore nato nel 1900 a Lione e morto tragicamente durante nella Seconda Guerra Mondiale. Perse un fratello di 15 anni, più giovane di lui e dai capelli color oro, a causa della febbre reumatica. Quella perdita precoce potrebbe essere una chiave di lettura per capire il protagonista del romanzo.

Lo scrittore era ossessionato dal volo a cui dedicò molti anni, nonostante diversi incidenti. Uno avvenne nel deserto libico, proprio come l’aviatore de Il piccolo principe.
Un’altra analogia si riscontra tra la moglie di Saint-Exupéry, Consuelo, donna dal carattere difficile e imprevedibile, come la rosa del pianeta del Piccolo Principe. Alcuni critici hanno notato un parallelo tra i complessi sentimenti del Piccolo Principe nei confronti della sua rosa e il rapporto di Saint-Exupéry con la moglie. La stessa Consuelo sembra aver visto questo collegamento; ha scritto inoltre un’autobiografia dal titolo Il racconto della rosa. Al di là di questo, tuttavia, i collegamenti biografici diretti sono scarsi.
Il romanzo affronta temi e domande presenti nella vita di ognuno. Racconta di un pilota che si schianta nel deserto, dove incontra un bambino chiamato semplicemente il Piccolo Principe. Il bambino chiede al pilota di disegnargli una pecora da portare con sé sul suo pianeta di origine, un asteroide grande come una piccola casa. Un po’ alla volta, il pilota scopre che il principe ha lasciato sul pianeta una rosa antropomorfa, il cui bisogno emotivo ha spinto il ragazzo ad andarsene, nonostante l’amore per quel fiore.
Il Piccolo Principe viaggia poi su diversi pianeti dove incontra adulti che rappresentano diversi tipi di persone: un re che non governa nulla, un presuntuoso che pensa che tutti lo ammirino, un ubriaco che beve perché si vergogna di bere, un uomo d’affari che pensa di possedere tutte le stelle e un lampionaio che completa meccanicamente il proprio compito una volta ogni minuto.
Il desiderio di amicizia e di compagnia porta infine il principe sulla Terra, dove incontra una volpe che gli insegna l’amore e la lealtà, e a questo punto incontra anche il pilota nel deserto. Ma più il suo viaggio si prolunga, più desidera tornare alla sua rosa.
GLI INSEGNAMENTI

La semplicità della narrazione priva di retroscena, di una caratterizzazione complessa o di un’ambientazione realistica, permette di arrivare più rapidamente e direttamente alle questioni centrali attraverso una lente poetica e quasi mitologica. E per essere un racconto breve, in realtà Il Piccolo Principe affronta diverse tematiche importanti, ma qui mi soffermerò solo su tre: l’infanzia, la solitudine e come la capacità di guardare il mondo con gli occhi dell’amore possa trasformare tutto.
Il narratore pilota inizia la storia con un aneddoto della propria infanzia, durante la quale diversi adulti non avevano capito un suo disegno. L’incapacità dei “grandi” di capire che cosa conta davvero nella vita (a differenza dei bambini) diventa un tema ricorrente. In questo caso, dobbiamo capire che il termine “adulto” di Saint-Exupéry non si riferisce semplicemente a tutti gli adulti, ma piuttosto a quelli che hanno abbandonato il senso di meraviglia infantile.
Questi adulti sono completamente assorbiti da problemi finanziari, dal correre dietro alle mode, accumulare profitti e lottare per il potere. Come dice il narratore, queste persone non hanno alcun interesse per «boa costrittori, o foreste primordiali, o stelle».

Il tema di una visione infantile del mondo acquisisce ulteriore enfasi nello scambio iniziale tra il pilota e il principe. Il pilota è impegnato a riparare l’aeroplano, ed è infastidito dalle continue domande del principe, l’ultima delle quali riguarda la possibilità che le pecore del pianeta mangino il suo fiore.
Il pilota, esasperato, grida: «Non vedi che sono molto impegnato in questioni importanti!».
Al che il principe risponde: «Parli proprio come i grandi! … Confondi tutto… Confondi tutto. I fiori hanno avuto spine per milioni di anni. Da milioni di anni le pecore le mangiano lo stesso. E non è forse una questione seria cercare di capire perché i fiori si danno tanto da fare per far crescere spine che non sono mai di alcuna utilità per loro? Non è forse importante la guerra tra le pecore e i fiori? … E se io conosco – io stesso – un fiore unico al mondo, che non cresce da nessuna parte se non sul mio pianeta, ma che un mattino una pecorella può distruggere con un solo morso, senza nemmeno accorgersi di quello che sta facendo… Oh! Pensate che non sia importante!».
Saint-Exupéry mette in evidenza diversi punti. In primo luogo, quello che sembra poco importante per gli adulti può essere della massima importanza nel mondo di un bambino, e non dovrebbe per forza essere ignorato dagli adulti. In secondo luogo, le occupazioni che a volte impegnano gli adulti – come calcolare all’infinito cifre su cifre come fa l’uomo d’affari sul suo pianeta solitario – possono essere meno significative di alcune domande che i bambini si pongono. Il bambino è interessato ai particolari, alle cose che conosce, che vede e che sperimenta e fa domande “improponibili”. Per questo motivo, a volte il bambino ha maggiori possibilità di comprendere la rarità e la bellezza di ogni cosa buona, anche la più piccola, la meno “utile”, la più nascosta.
Il Piccolo Principe spiega come l’amore per una cosa particolare possa trasformare la nostra visione dell’intero universo. «Se qualcuno ama un fiore, di cui cresce un solo bocciolo in milioni e milioni di stelle, gli basta guardare le stelle per essere felice. Può dire a se stesso “Da qualche parte, il mio fiore è lì”». La devozione del Piccolo Principe per il fiore perduto da molto tempo evidenzia il tema della solitudine. La solitudine è ovunque: il pilota si schianta in mezzo al nulla, isolato dalla civiltà. Il Piccolo Principe vive da solo su un minuscolo pianeta fino all’arrivo della rosa, che alla fine lascia da sola perché, secondo le sue parole «ero troppo giovane per saperla amare». Quando il Piccolo Principe arriva sulla Terra, si ritrova in un deserto vuoto e solitario. Il primo incontro che fa è con un serpente, che gli dice: «Ci si sente soli anche tra gli uomini». La creatura successiva è una volpe che si sente così sola da supplicare il Piccolo Principe di addomesticarla. Ma alla fine il Piccolo Principe deve abbandonare anche la volpe.

Il costante senso di isolamento non fa che accrescere la preziosità dell’amore e delle relazioni che compaiono nel libro, il che ci riporta al modo in cui l’amore trasforma la visione della vita. È la volpe che descrive in modo più eloquente questo aspetto e le sue parole sembrano rivelare il senso profondo del libro. Dice al Piccolo Principe:
«Se mi addomestichi, poi avremo bisogno l’uno dell’altra. Per me, tu sarai unico al mondo. Per te, io sarò unica al mondo… Sarà come se il sole venisse a splendere sulla mia vita. Riconoscerò il suono di un passo che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno correre di nuovo sotto terra, il tuo mi chiamerà, come una musica, fuori dalla mia tana. E poi guarda: vedi i campi di grano laggiù? Io non mangio pane. Non mi serve a nulla, i campi di grano non hanno nulla da dirmi. E questo è triste. Ma i tuoi capelli hanno il colore dell’oro, pensa a quanto sarà bello quando mi avrai addomesticato! Il grano, anch’esso d’oro, mi riporterà il pensiero di te, e mi piacerà ascoltare il vento nel grano».
La relazione tra il ragazzo e la volpe cambia tutto, anche il significato di un campo di grano. Anche la frase più citata del romanzo proviene dalla volpe: «È solo con il cuore che si può vedere bene; l’essenziale è invisibile agli occhi».
Quando amiamo qualcosa e ci impegniamo per essa, diventa preziosa e unica. Il Piccolo Principe arriva a vedere il valore della sua rosa proprio perché è sua: è lui che l’ha curata, accudita e sopportata, non l’ha fatto un altro fiore, e questo illumina il mondo intero di un nuovo splendore. Tutto diventa prezioso alla luce di questo amore primordiale, tutte le cose cominciano a rifletterlo e noi vediamo il mondo, per così dire, con occhi più chiari.
Il Piccolo Principe lo insegna all’Aviatore: «Le stelle sono belle grazie a un fiore che non si vede. … La cosa che rende bello il deserto è che da qualche parte nasconde un pozzo». Il bambino o l’adulto che conserva uno sguardo infantile vede oltre la superficie delle cose, vede che nel cuore del mondo e in ogni particolare del mondo c’è qualcosa da amare, se solo lo vediamo e ci impegniamo a farlo.