Anche Hong Kong è diventata una dittatura

di redazione eti/Frank Fang
1 Luglio 2025 15:41 Aggiornato: 1 Luglio 2025 15:41

Negli ultimi cinque anni, Hong Kong ha attraversato una trasformazione radicale a causa della cosiddetta legge sulla “sicurezza nazionale” imposta dal regime comunista cinese. La normativa, introdotta per contrastare un movimento filodemocratico che aveva mobilitato milioni di cittadini contrari al Partito comunista cinese, ha suscitato allarme a livello internazionale.

Organizzazioni umanitarie come Human Rights Watch e Amnesty International, hanno denunciato il suo utilizzo per reprimere il dissenso e privare i cittadini di diritti fondamentali. Secondo le Ong, in pochi anni la dittatura comunista ha azzerato la vitalità politica e civile di Hong Kong e promosso un patriottismo imposto che rischia di generare conseguenze durature, nonostante la resistenza di molti cittadini.

Le proteste, iniziate il 9 giugno 2019 con 1 milione di manifestanti contrari a una legge sull’estradizione, sono culminate una settimana dopo con 2 milioni di persone in piazza, la più grande dimostrazione nella storia della città. Per reprimere il movimento, Pechino ha scavalcato le autorità locali, imponendo una legge che punisce reati vagamente definiti come “secessione” e “sovversione” con pene fino all’ergastolo. L’Articolo 23 — introdotto nel marzo 2023 insieme alla normativa — ha ulteriormente inasprito le misure, criminalizzando atti come tradimento e insurrezione, anch’essi punibili con l’ergastolo.

Dal 2020, secondo il Consiglio per la democrazia di Hong Kong, con sede a Washington, 332 persone sono state arrestate per reati legati alla sicurezza nazionale, con 189 individui e cinque aziende incriminati. Amnesty International ha analizzato 255 casi di arresti o incriminazioni tra giugno 2020 e maggio 2025, rilevando che nell’84,6% dei 78 casi legati alla legge sulla sicurezza nazionale si trattava di espressioni legittime non criminalizzabili. Risultati simili emergono per i casi connessi all’Articolo 23 e alla normativa sulla sedizione. I tribunali hanno negato la libertà su cauzione nell’89% dei casi, con una detenzione pre-processuale media di circa 328 giorni.

Un caso emblematico è quello di Jimmy Lai, cittadino britannico e fondatore del quotidiano Apple Daily, chiuso nel 2021, rimasto in carcere oltre mille giorni prima del processo, ripreso a luglio 2025. Secondo Amnesty, Lai e sei ex dipendenti sono stati perseguiti per 161 articoli ritenuti sediziosi, accuse considerate infondate poiché prive di incitamento alla violenza. Un altro caso citato riguarda Ma Chun-man, ex fattorino, condannato nel 2021 a oltre cinque anni per incitamento alla secessione dopo aver urlato slogan politici, spesso in solitudine, senza provocare reazioni significative.

Le Ong denunciano un uso sistematico della legge per soffocare il dissenso, generare autocensura e paura. La protesta pacifica e l’espressione politica, pilastri di una società libera, sono ora percepite come minacce. Human Rights Watch afferma che Hong Kong — ex colonia britannica restituita alla Cina nel 1997 con la garanzia di autonomia attraverso il principio «un paese, due sistemi» — sia ormai governata secondo il principio «un paese, un sistema» e assista a una riscrittura della propria storia. Infatti, le autorità descrivono il movimento filodemocratico come una «rivolta in nero» orchestrata da forze straniere.

Dal 2022 i libri di testo scolastici omettono il passato coloniale britannico. Il sistema educativo è stato riformato per imporre un controllo ideologico, con il pensiero di Xi Jinping integrato nei programmi scolastici e la soppressione degli studi liberali, sostituiti da corsi che promuovono il patriottismo. Nuove norme escludono i condannati per reati di sicurezza nazionale dai sindacati e impongono agli insegnanti test sulle leggi di sicurezza. Secondo le Ong, Hong Kong si sta trasformando in una città per «soli patrioti», dove la repressione erode la fiducia nello Stato di diritto e la reputazione internazionale. L’Unione Europea, attraverso il Servizio di azione esterna, ha esortato le autorità a puntare sulla riconciliazione, sottolineando gli effetti negativi della normativa sulla credibilità internazionale della città.


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