America e Israele uniti più che mai contro il terrorismo islamico

di Redazione ETI
15 Settembre 2025 16:36 Aggiornato: 15 Settembre 2025 16:36

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto oggi una conferenza stampa congiunta con il ministro degli esteri americano Marco Rubio, al termine di un incontro nel suo ufficio con la delegazione statunitense. Nell’occasione, Netanyahu di riaffermare con fermezza la determinazione di Israele a eliminare Hamas da Gaza, definendo l’azione una scelta autonoma e imprescindibile per la sicurezza nazionale.

«Siamo consapevoli che dobbiamo annientare Hamas e assicurarci che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele», ha esordito Netanyahu, sottolineando il sostegno americano di fronte a «un terrorismo che si nutre di menzogne quasi medievali, e all’ascesa dell’antisemitismo nel mondo». Ha poi criticato i «governi deboli» che cedono alle pressioni di «minoranze islamiste e a calunnie infondate», esercitando un’azione di lobbying contro Israele. Al centro del discorso, la recente decisione di colpire i vertici di Hamas rifugiatisi in Qatar. «Si è trattato di una scelta del tutto indipendente da parte di Israele, assunta da me in concerto con i vertici della sicurezza», ha precisato Netanyahu, legando l’operazione alla Risoluzione 1373 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, adottata dopo l’11 settembre 2001. Tale norma, ha ricordato il capo del governo israeliano, vieta espressamente agli Stati di «fornire rifugio, finanziamento o pianificazione a terroristi», e senza distinzioni geografiche: «Non dice che è proibito in una parte del mondo e tollerato in un’altra» ha sottolineato Netanyahu, difendendo con l’usuale vigore le priorità israeliane, e invitando il mondo a «riconsiderare le proprie» se continuerà a condannare ingiustamente lo Stato ebraico. «Noi ci adoperiamo per evacuare i civili dalle zone di conflitto, mentre Hamas li trattiene come ostaggi umani», ha infatti precisato il primo ministro israeliano, respingendo le accuse di difesa sproporzionata all’offesa subita, e ricordando come sia Hamas a voler «tenere dentro» Gaza i civili palestinesi, per farsene scudo (e poter poi accusare Israele di “genocidio”).
Sull’attacco a Doha, Netanyahu ha commentato che i rapporti finali sono in fase di elaborazione, ma ne ha delineato il significato strategico: «Abbiamo recapitato un messaggio inequivocabile ai terroristi: “Voi potete scappare, ma non potete nascondervi. E noi stiamo venendo a prendervi”».

Netanyahu ha chiuso il suo intervento con un appello al mondo intero, ribadendo che la lotta contro Hamas non è solo una questione israeliana, ma una battaglia per la stabilità di tutto il medio oriente.

Quanto all’intervento del capo della diplomazia statunitense, Marco Rubio ha ribadito con chiarezza la linea dura (a dir poco) dell’amministrazione Trump contro l’Iran e Hamas, enfatizzando l’impegno per la liberazione degli ostaggi e la denuclearizzazione del regime di Teheran, confermando allo stesso tempo la solida alleanza tra Washington e Gerusalemme di fronte ai pericoli del terrorismo. L’intervento di Rubio, carico di realismo strategico, ha rafforzato il messaggio di unità americana-israeliana, in un momento in cui le tensioni mediorientali richiedono una cooperazione senza cedimenti.

Rubio ha aperto il suo intervento con un monito sull’Iran, guidato da «un estremista religioso sciita» e armato di missili balistici a lungo raggio: «Rappresenta un pericolo inaccettabile non solo per Israele e gli Stati Uniti, ma per l’intero pianeta». Per questo, ha spiegato Rubio, Trump persegue la strategia della «massima pressione economica», che verrà mantenuta finché Teheran non invertirà rotta. In proposito, Rubio ha espresso forte soddisfazione per l’avvio, da parte degli alleati europei, del processo di reintroduzione delle sanzioni: «noi li incoraggiamo a procedere. Li appoggiamo al cento per cento: è esattamente quello che serve».
Rispetto alla liberazione dei 48 ostaggi israeliani ancora prigionieri di Hamas, Rubio ha ribadito l’impegno «ferreo» verso il ritorno di «tutti, vivi o morti». Ha poi focalizzato l’attenzione su Hamas, che deve «scomparire come soggetto armato capace di minacciare la pace regionale».

«La gente di Gaza merita un domani migliore» che però non arriverà mai «finché Hamas non sarà debellato» E poi l’appello d’ufficio a Hamas: potrebbe «arrendersi questa sera, deponendo le armi. Ma è un’organizzazione terroristica e barbarica, il cui fine dichiarato è l’annientamento dello Stato ebraico: non ci illudiamo che lo faccia». Pur preferendo una soluzione negoziata – in cui Hamas rinunci al terrorismo, liberi gli ostaggi e cessi di usare i civili di Gaza come «scudi umani» – Rubio si è detto pronto a ogni evenienza: «Dobbiamo prepararci al rifiuto» ha detto, «noi continueremo a perseguire la via del dialogo, ma potrebbe rendersi necessaria un’operazione militare selettiva per eliminarli».

Infine, Marco Rubio ha definito le recenti iniziative all’Onu per riconoscere lo Stato palestinese come «simboliche e motivate da calcoli interni» dei vari Paesi: «Non sortiscono effetti concreti che portino una soluzione, anzi: incoraggiano Hamas e ostacolano la vera pace». Anche qui, piena identità di vedute con Benjamin Netanyahu.

 


Iscriviti alla nostra newsletter - The Epoch Times