Come funzionano i sistemi missilistici della difesa israeliana

di Redazione ETI/Reuters
5 Luglio 2025 16:07 Aggiornato: 5 Luglio 2025 16:07

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Video: Reuters

Israele dispone di un sistema di difesa aerea multilivello pensato per proteggerlo dagli attacchi dei suoi avversari, tra cui l’Iran, che a giugno ha lanciato centinaia di missili balistici e droni suicidi contro il Paese, in un’escalation di reciproci attacchi in Medio Oriente. L’inizio della costruzione di questa rete difensiva risale alla prima Guerra del Golfo, quella del 1991, quando Israele fu bersagliato da missili Scud iracheni. Da allora, con il sostegno degli Stati Uniti, Tel Aviv ha sviluppato sistemi antimissile sempre più avanzati.

Uno dei pilastri di questa architettura è l’Iron Dome, operativo dal 2011 e sviluppato dalla società statale Rafael Advanced Defense Systems con il supporto tecnologico e finanziario degli Stati Uniti. Il sistema è progettato per intercettare minacce a corto raggio e di bassa tecnologia, come razzi, colpi di mortaio e droni.
«Calcola la traiettoria del bersaglio in arrivo e, una volta determinata, si orienta per colpirlo a distanza ravvicinata, senza un impatto diretto. Poi esplode e neutralizza il razzo in avvicinamento», spiega il dottor Yehoshua Kalisky, ricercatore presso l’Istituto per gli Studi di Sicurezza Nazionale a Tel Aviv.
L’Iron Dome è in grado di distinguere tra i razzi che minacciano aree abitate o infrastrutture strategiche e quelli destinati a zone disabitate, abbattendo solo quelli realmente pericolosi. Questo consente un notevole risparmio economico: ogni missile intercettore “Tamir” costa circa 50 mila dollari, una cifra modesta rispetto ai milioni di dollari necessari per un missile Patriot americano.

L’idea dell’Iron Dome nasce dopo il conflitto con Hezbollah nel 2006, durante il quale vengono lanciati migliaia di razzi sul nord di Israele: «Era necessario sviluppare una difesa. L’azione militare offensiva non bastava a fermare i lanci» dice Uzi Rubin, primo direttore dell’Organizzazione per la Difesa Missilistica del Ministero della Difesa israeliano.

Oltre all’Iron Dome, Israele dispone di altri sistemi integrati per affrontare minacce più sofisticate, come i missili balistici lanciati dall’Iran il 13 aprile e l’1 ottobre 2024. Tra questi, il sistema Arrow-2 e Arrow-3, progettato per intercettare missili a lungo raggio. L’Arrow-2 agisce all’interno dell’atmosfera, mentre l’Arrow-3 è in grado di colpire bersagli nello spazio.
Un ulteriore livello intermedio è rappresentato da David’s Sling (la Fionda di Davide), sviluppato negli stessi anni dell’Iron Dome, ma pensato per contrastare missili balistici di media gittata (100–200 km), droni, missili da crociera e aerei. «Il David’s Sling è sempre attivo. Quando si tratta di minacce più complesse, come missili terra-terra lanciati dal Libano, è spesso questo sistema a intervenire. È molto efficace – aggiunge Rubin – è come un Iron Dome, ma molto più grande.»

Ma i nemici di Israele stanno cercando nuove strategie per aggirare questa rete difensiva. Secondo Kalisky, Hezbollah si è dimostrata particolarmente abile nell’usare missili anticarro guidati (ATGM) e armamenti a corto raggio, che volano a bassa quota e in tempi troppo brevi perché l’Iron Dome possa intercettarli efficacemente, lasciando esposte le cittadine e i villaggi del nord del Paese a questi attacchi mirati.

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